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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2013 alle ore 18:53.

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Ogni giorno in Italia scompaiono 288 ettari di terra agricola, una superficie equivalente a 400 campi di calcio. La cementificazione e l'abbandono dei campi ha fatto perdere in vent'anni al nostro Paese il 15% della terra coltivata, mettendo la parola fine all'attività di 1,2 milioni di aziende.

Sono i numeri su cui si fonda l'allarme della Coldiretti in occasione della 33esima edizione dell'Earth Day, la Giornata della Terra che le Nazioni Unite celebrano in tutto il mondo il 22 aprile, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera.

La prima ricaduta di queste dinamiche è naturalmente sul cibo: «Il rischio - spiega la Coldiretti - è quello di un aumento costante delle importazioni, perché nel 2012 la produzione nazionale è stata in grado di garantire appena il 75% del fabbisogno alimentare degli italiani»; un'evoluzione di questo tipo impatta «sull'ambiente per l'impatto climatico dei trasporti ma anche sulla salute dei cittadini con l'arrivo di alimenti di diversa qualità spesso spacciati come Made in Italy».

Il problema è però anche di sicurezza, perché il 9,8% del territorio nazionale è a rischio di frane e alluvioni, un pericolo che riguarda 5 milioni di italiani.

Ambientalisti e organizzazioni agricole tornano per questo motivo a chiedere interventi concreti per invertire la rotta: «L'agricoltura - ricorda la Confederazione italiana degli agricoltori - è un settore strategico anche per l'energia. Se verranno rispettati gli obiettivi europei, infatti, entro il 2020 il 45% delle rinnovabili verrà dalle campagne, cioè dalla rivalutazione energetica degli scarti di campi e stalle».

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