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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 10:54.

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Olli Rehn. (Epa)Olli Rehn. (Epa)

«Il consolidamento di bilancio deve continuare ma come ha detto Rehn oggi, dopo tutto quello è stato fatto ora può cambiare passo e rallentare»: lo ha detto il vicedirettore Bce Victor Constancio parlando alla conferenza Bce-Commissione sulla stabilità finanziaria.

La Commissione Ue apre alla possibilità di un minore rigore sui conti pubblici: «Il rallentamento del consolidamento è possibile ora grazie agli sforzi fatti dai Paesi in difficoltà, dall'impegno Bce e dalle politiche di bilancio credibili», lo dice il commissario agli affari economici Olli Rehn a Bruxelles a una conferenza sui legami fra le regole e la stabilità finanziaria. E indica la maggiore criticità che impedisce la ripresa: la difficoltà per le imprese di accedere ai finanziamenti rappresenta "il maggiore ostacolo" per la
ripresa. «Le condizioni di finanziamento estremamente rigide - ha affermato - al momento sono l'ostacolo maggiore alla ripresa della crescita, in particolare nel sud Europa. L'attuale trappola della liquidità è in realtà una trappola dei finanziamenti, nella quale i prestiti o non sono disponibili o sono disponibili solo a tassi di interesse proibitivi».

Una posizione propria anche di Hollande: «Se l'Europa non prende in mano l'unione politica, la capacità di agire per l'unione economica e monetaria, la capacità di agire per la crescita, allora l'Europa rischia di essere surclassata», ha detto il presidente francese nel corso di una visita a Pechino. «L'Europa è la prima potenza del mondo, deve riprendere il posto che le spetta», ha aggiunto sottolineando che dopo la crisi finanziaria e del debito - che «non sono risolte ma sono in via di risoluzione» - l'Europa è oggi «in crisi di crescita».

Mentre dunque in Europa sale la polemica sulla necessità di ridimensionare la politica di austerità per rilanciare la crescita, il vicepresidente della Commissione Rehn ribadisce che «il consolidamento dei conti pubblici resta essenziale», ritiene che l'Europa si stia sottoponendo a un «profondo riequilibrio economico» ma le strategie sui conti pubblici devono essere mirate Paese per Paese.

In particolare, «Gli sforzi di consolidamento devono tenere in considerazione le specificità dei Paesi, perciò la dinamica dell'aggiustamento di bilancio sta cambiando», dice Rehn. «C'è ora spazio di manovra per sforzi meno aggressivi, cosa che non era possibile nel 2012 perché allora i Paesi dovevano ristabilire la credibilità e rendere sostenibili i conti».

Specifica il commissario: «Il rallentamento del ritmo del consolidamento dei bilanci è stato possibile grazie all'aumento della credibilità nella politica di bilanci degli Stati Eurozona dal 2011, dall'azione Bce, dalla riforma della governance economica e dai progressi delle riforme strutturali». Ma ribadisce che il consolidamento dei bilanci pubblici «resta un ingrediente necessario della nostra strategia». Quanto alla situazione politica italiana, Olli Rehn ha dichiarato: «Abbiamo fiducia che le autorità italiane faranno del loro meglio per formare un governo». «È importante che siano affrontate le sfide economiche dell'Italia, che non scompariranno da un momento all'altro», ha aggiunto Rehn.

Getta acqua sul fuoco dell'ottimismo Joerg Asmussen, rappresentante del Comitato esecutivo della Bce, in un discorso a Londra secondo cui riforme sono essenziali, i tagli non bastano e l'esempio è l'Italia. In diversi Paesi «si chiede di rinviare le riforme strutturali», poiché «se unite al risanamento dei conti nell'attuale scenario congiunturale, non potranno che peggiorare le cose», ma «le riforme strutturali sono essenziali perché il risanamento funzioni», dice Asmussen.

Sul nostro Paese: «Se la gente vede solo tagli di bilancio e aumenti delle tasse, e nessuna misura a favore di una maggiore crescita, non è una sorpresa che dica no all'aggiustamento. Lo abbiamo visto, per esempio, in Italia», ha detto Asmussen. Rinviare le riforme, ha aggiunto, «vuol dire rinviare l'inevitabile. Il modello di crescita scelto da diversi Paesi dell'Eurozona, basato su una spesa pubblica in continuo aumento o sul boom di alcuni settori economici, è finito. Ci doveva essere una svolta. Diversi Paesi in questa situazione stanno ora affrontando un periodo di doppio disindebitamento nel settore pubblico e in quello privato. Se vogliono ritrovare la crescita, questo dovrà succedere sulla base di un modello più competitivo e basato sull'export e questo può succedere solo attraverso le riforme strutturale».


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