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Questo articolo è stato pubblicato il 25 aprile 2013 alle ore 06:42.

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«Un fenomeno collettivo» di appropriazione illecita di denaro della Regione Basilicata. Che ieri ha costretto alle dimissioni il governatore Vito De Filippo. Variegato il "catalogo" delle spese con cui assessori e consiglieri regionali di Pd, Pdl, Idv, Udc e Psi hanno intascato soldi pubblici: dal pacchetto di sigarette o di gomme da masticare fino a particolari «prestazioni di collaboratrici», oltre a viaggi inesistenti e rimborsi di ristorazione.
Questo alla base dell'ampia inchiesta del sostituto procuratore di Potenza Laura Triassi, che ieri ha ottenuto dal gip Luigi Spina l'arresto ai domiciliari per Vincenzo Viti (Pd), assessore al Lavoro e formazione, Rosa Mastrosimone (Idv), assessore all'Agricoltura, e Nicola Pagliuca, capogruppo Pdl in Regione. Destinatari di divieti di dimora a Potenza i consiglieri Antonio Autilio (Idv), Paolo Castelluccio (Pdl), Agatino Mancusi (Udc), Mario Pici (Pdl), Alessandro Singetta (Gruppo Misto), Mario Venezia (Pdl), Rocco Vita (Psi) e per l'ex consigliere Vincenzo Ruggiero (Udc).
Nei confronti di tutti sono ipotizzati i reati di concorso in peculato e falso compiuti tra il 2010 e il 2012. Immediate le dimissioni del governatore De Filippo (Pd), che aprono la strada allo scioglimento anticipato del Consiglio regionale.
L'inchiesta di polizia, Guardia di finanza e carabinieri, avrebbe svelato «episodi, imponenti nel numero», di appropriazione indebita di denaro pubblico.
Ben 151.403 euro che ieri sono stati sottoposti a sequestro su disposizione del gip. Secondo il magistrato, infatti, ci sarebbe «una vera e propria certezza probatoria in ordine alla sussistenza delle condotte appropriative» e «sull'incameramento di denaro da parte di consiglieri e assessori della Regione Basilicata in occasione dei contributi ottenuti per le spese di rappresentanza e di attività istituzionale». Una vicenda che ricorda le inchieste giudiziarie già avviate da altre procure sulle regioni Lazio, Piemonte e Lombardia. E che svela quanto il fenomeno sia largamente diffuso.
In Basilicata il "tecnico" dei rimborsi sarebbe stato l'assessore democratico Viti. «Un vero e proprio specialista – annota nell'ordinanza il gip – nell'allegazione di spese di ristorazione e non solo, assolutamente non sostenute». Ricevute fiscali falsificate «per nascondere la reale causale». Per gli investigatori, Viti avrebbe intascato con questo sistema 18.566 euro. Inoltre, avrebbe tentato di inquinare le prove attraverso un ristoratore che pur di nascondere le ricevute false, avrebbe denunciato un allagamento con la relativa distruzione dei documenti. «Un comportamento – ritiene il gip – che manifestava chiaramente l'intenzione di proteggere Viti». Poi c'era l'assessore dipietrista Mastrosimone, che arriva a chiedere il rimborso per l'acquisto delle sigarette e delle gomme da masticare. Ma non solo, perché la politica dichiara ben 105 ricevute fiscali fasulle di ristoranti e viaggi anche per collaboratori, per 9.700 euro. Ascoltati per sommarie informazioni, gli aiutanti di Mastrosimone hanno assicurato che «no, non ho mai effettuato alcun viaggio riguardo alla mia collaborazione» con l'assessore.
Pagliuca, capogruppo Pdl al Consiglio, invece, sarebbe arrivato a falsificare a penna le ricevute, appropriandosi di 16.576 euro. Scrive il gip che sono state trovate «fatture fiscali per spese di ristorazione con importi maggiorati a mano ovvero relativi, addirittura, a pasti mai fruiti. Vedi il caso della fattura del 2 luglio 2009 del ristorante La Primula dove l'importo veniva modificato da 80 a 180 euro, come confermato dal titolare».
Infine c'è il caso di Vincenzo Ruggiero, ex consigliere regionale e attuale presidente del consiglio comunale di Valsinni (Matera). Secondo il magistrato, «evidente e allarmante è la vicenda relativa alle presunte prestazioni della "collaboratrice" Teresa Caputo, che hanno portato a un rimborso di più di 15mila euro, la quale non aveva mai di fatto espletato attività lavorative per conto» di Ruggiero.
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