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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2013 alle ore 06:44.

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Rimpasto della Giunta regionale lucana. Ma anche i nuovi assessori, nominati dal governatore dimissionario Vito De Filippo (Pd), sono coinvolti nell'inchiesta della Procura di Potenza sugli illeciti rimborsi spese ai politici del Consiglio. Prende sempre più forma «lo scenario di diffusa illegalità», di cui parla il gip Luigi Spina nell'ordinanza con cui mercoledì ha mandato agli arresti domiciliari Vincenzo Viti (Pd), ex assessore al Lavoro, Rosa Mastrosimone (Idv), ex assessore all'Agricoltura, e Nicola Pagliuca, che ha lasciato l'incarico di capogruppo Pdl. Negli atti del pm Laura Triassi, risultano ben 48 “reporting”. Documenti investigativi messi a punto da Guardia di finanza, carabinieri e polizia, dai quali emergerebbe il coinvolgimento nei rimborsi illeciti di «molti consiglieri e assessori regionali». Scenari che per il gip dimostrerebbero come i reati di falso e peculato fossero diffusi.
Così, nell'incartamento, si scopre che alcuni dei nuovi assessori nominati da De Filippo, con lo scopo di fugare ogni ombra, sono stati anch'essi segnalati alla Procura. Come Maurizio Pittella, da ieri vice presidente e assessore alle Attività produttive, che avrebbe ottenuto denaro pubblico per alcuni banchetti non per fini istituzionali ma personali. O il nuovo assessore alla Salute Attilio Martorano, che avrebbe avuto rimborsi per colazioni, aperitivi e pranzi con la moglie. Ma non solo: gli sarebbe stato rimborsato denaro per un lavoro svolto da un grafico pubblicitario che, però, non sarebbe stato neanche pagato. Poi ci sono gli assessori Luca Braia, alle Infrastrutture, Roberto Falotico, alla Formazione, e Enrico Chicchetti, all'Ambiente: avrebbero ottenuto rimborsi per pranzi personali. Infine c'è il neo assessore all'Agricoltura Nicola Benedetto, che si sarebbe intascato denaro pubblico sulla base di un contratto stipulato con un'agenzia interinale per l'assunzione di un collaboratore mai avuto. Secondo i magistrati «la situazione delineata» sarebbe stata favorita «dalla mancanza di controlli». Ascoltata dai pm, la dirigente dell'Ufficio risorse, Mariateresa Lavieri, ha detto che «il sistema di controlli era nella facoltà dell'Ufficio di presidenza del Consiglio, che poteva disporli a campione». Verifiche che, secondo la legge regionale (come modificata da alcuni regolamenti) sono facoltative. Così, hanno scoperto gli investigatori, lo stesso Ufficio di presidenza nel 2010 interruppe un controllo su alcuni consiglieri, solo perché non avevano depositato tutta la documentazione idonea a ottenere il rimborso. Nessuna integrazione, ma l'immediata sospensione della verifica.
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