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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2013 alle ore 06:44.

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Furti di rame, il Viminale studia un reato ad hoc Furti di rame, il Viminale studia un reato ad hoc Furti di rame, il Viminale studia un reato ad hoc Furti di rame, il Viminale studia un reato ad hoc

ROMA - Un reato ad hoc per i furti di rame. Un fenomeno diffuso ed esteso soprattutto nelle regioni del Sud. Le forze di polizia hanno ingaggiato ormai da tre anni una guerra contro un fenomeno criminale sfuggente, improvviso e dagli effetti imprevedibili. Non vanno presi sottogamba: si può bloccare una linea ferroviaria, telefonica, elettrica. Trenitalia, Telecom ed Enel sono al fronte, nei mesi scorsi un furto ha causato il fermo di 99 linee ferroviarie in un giorno solo. C'è chi non ci dorme la notte. Le imprese di queste grandi infrastrutture collaborano sempre di più con le prefetture e con il ministero dell'Interno, guidato da Anna Maria Cancellieri. E martedì scorso a Foggia - terra di ripetuti attacchi criminali di questo genere - si è riunito l'Osservatorio nazionale sui furti di rame, organismo costituito il 24 febbraio 2012 presso il Viminale presieduto da Francesco Cirillo, vicedirettore generale Ps.

All'incontro, presente il sottosegretario Carlo De Stefano, si è convenuto di spingere al massimo su un'idea non nuova ma non ancora realizzata: definire una formula specifica del reato di furto di rame, con una serie di aggravanti. Altrimenti oggi «è come rubare un sacco di patate» è stato detto a Foggia. La denuncia avviene a piede libero, l'arresto scatta solo nei casi rari di flagranza, le armi di polizia e carabinieri restano spuntate. In realtà il lavoro del Viminale in questi mesi è stato ampio «in un raccordo sempre più stretto con le grandi aziende interessate, da ultima anche Fincantieri – spiega Cirillo – così come abbiamo trovato sempre maggiore collaborazione con le procure». L'idea in discussione è non solo di istituire un reato ad hoc ma anche di attribuire la competenza giudiziaria alle direzioni distrettuali antimafia. La distribuzione territoriale del fenomeno, del resto, lo giustificherebbe: la classifica delle regioni più colpite vede in testa la Campania, poi Sicilia, Puglia e Lombardia. L'andamento delle denunce è crescente: 1.700 circa nel 2010, 3.150 nel 2012 e 3.400 nel 2012, mentre il numero totale dei reati di furto di rame – che comprende però anche il caso di chi ruba una grondaia – passa dai 14.800 del 2010 ai 18.400 del 2011 e 19.600 l'anno scorso. «Certo l'istituzione del reato specifico è un passo concreto in avanti – sottolinea il sottosegretario De Stefano – ma occorre anche un maggiore coinvolgimento delle Dogane». Necessario, aggiunge De Stefano, è poi «il raccordo con gli altri Stati coinvolti dal fenomeno come la Germania e la Francia».

Del resto si tratta di un problema criminale che costa caro alle aziende, tanto che il protocollo dell'Interno sull'Osservatorio vede la presenza di Anie (Federazione nazionale imprese elettrotecniche ed elettroniche) che fa capo a Confindustria. Ferrovie dello Stato stima finora un danno subìto di 31 milioni di euro. Telecom calcola «oneri diretti» per il 2012 pari a oltre tre milioni di euro e sta facendo massicci investimenti: quasi un milione di euro quest'anno per «interrare» circa una ventina di tratte. I nodi di questa attività criminosa restano comunque molti. «È fondamentale, anche per motivi di sicurezza, assicurare la tracciabilità del rame» ricorda Cirillo.

Il problema è che i furti continuano perché c'è un sistema organizzato: non un banale circuito di ricettazione per ladruncoli di orologi e gioielli ma canali criminali destinati a confluire in aziende senza scrupoli pronte a riciclare la refurtiva per rivenderla sul mercato. «Imprese probabilmente italiane» sussurra qualcuno. Da qui a dire che la crimalità organizzata sia nel giro di affari del rame rubato è ancora prematuro: non ci sono ancora tracce nei fascicoli giudiziari e nelle informazioni delle forze di polizia. «Ma non posso neanche escluderlo del tutto» ammette con franchezza il sottosegretario De Stefano.

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