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Questo articolo è stato pubblicato il 27 aprile 2013 alle ore 08:18.

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Francesco BelsitoFrancesco Belsito

Francesco Belsito nega tutte le accuse. L'ex tesoriere della Lega Nord – arrestato il 24 aprile per associazione a delinquere e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche – è stato interrogato ieri nel carcere di San Vittore dal gip di Milano, Gianfranco Criscione. Belsito «ha fatto dichiarazioni spontanee e ha negato qualsiasi tipo di responsabilità e di sussistenza delle accuse che gli vengono contestate», afferma il suo legale, l'avvocato Alessandro Vaccaro. Sui 2,5 milioni di euro che sarebbero stati spesi per acquistare uno yacht messo a disposizione di Riccardo Bossi, Belsito ha detto di «non sapere di cosa si stia parlando» e ha negato di aver messo in contatto l'imprenditore veneto Stefano Bonet (anche lui in carcere) con la Siram.

Mentre Milano, seppur con ritardo non imputabile alla Procura, è andata avanti, Reggio Calabria – dove c'è il filone più importante dell'indagine sulla presunta associazione a delinquere – prosegue le indagini incontrando difficoltà impreviste. Contestualmente alla ricostruzione della presunta associazione a delinquere ad opera dei pm milanesi, infatti, il pm reggino Giuseppe Lombardo a ottobre 2012 ha concluso il lavoro relativo alla minuziosa ricostruzione del presunto dossieraggio che il comitato d'affari legato a Belsito avrebbe fatto nei confronti di Roberto Maroni, mettendolo a disposizione dell'allora procuratore facente funzioni Ottavio Sferlazza.

Un dossieraggio – secondo le ipotesi investigative sostenute dalla Dda di Reggio che si è avvalsa del lavoro della Dia – che attraverso lo screditamento dell'ex ministro dell'Interno avrebbe puntato a mantenere Belsito, uomo del cerchio magico di Umberto Bossi, nel suo ruolo di tesoriere. E qui si lega il passo ulteriore che disvela i personaggi di altissimo profilo che puntavano a tenere Belsito in quella posizione per meglio riciclare e investire. Secondo le ipotesi sulle quali da tempo sta lavorando Lombardo, dietro il gruppo di Belsito ci sarebbe non solo la cosca di ‘ndrangheta De Stefano ma anche altri soggetti, tra i quali i Rinzivillo di Cosa nostra che, guarda caso, a Genova hanno tentacoli profondi.

Dal corretto inquadramento del ruolo di Belsito e del suo gruppo genovese passa, per il pm Lombardo, la possibilità di ricostruire un circuito di soggetti che muovendosi negli ambienti finanziari e creditizi di rilievo, in Italia e all'estero, amministrano innanzitutto la cassaforte della ‘ndrangheta. E i sequestri fatti il 3 aprile 2012 nei confronti di Belsito farebbero emergere proprio la fittissima rete di relazioni che dimostrerebbe incontestabilmente la stabilità del comitato d'affari che ruoterebbe intorno all'ex tesoriere e quindi la possibilità di andare oltre la contestazione di un singolo fatto/reato. Per questo Belsito, recentemente, ha sostenuto un paio di interrogatori con il pm Lombardo nei quali non si è mai avvalso della facoltà di non rispondere.

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