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Questo articolo è stato pubblicato il 29 aprile 2013 alle ore 06:38.

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Tra regole non chiarissime, procedure online che qualche volta zoppicano e password che non sempre arrivano, Comuni e Province si avvicinano con più di un affanno alle prime date cruciali messe in calendario dallo sblocca-debiti varato dal Governo Monti per aprire la porta a pagamenti arretrati per 40 miliardi da parte delle pubbliche amministrazioni.
Entro oggi bisogna accreditarsi alla piattaforma online dell'Economia per la certificazione dei debiti e l'obbligo riguarda anche chi non ha pagamenti pregressi incagliati prima del traguardo, mentre entro domani occorre mandare a Via XX Settembre sia l'indicazione delle «quote» da svincolare dal Patto di stabilità sia le richieste di anticipazioni alla Cassa depositi e prestiti, da parte di chi è frenato dalle casse vuote, oltre che dai vincoli di finanza pubblica. Un affanno, quello delle amministrazioni locali, aumentato dal rischio delle sanzioni draconiane previste dal decreto 35/2013 nel tentativo di evitare ritardi. I responsabili finanziari (e i direttori generali per le Asl) che non si accreditano in tempo al meccanismo elettronico delle certificazioni si vedranno applicare una penalità da 100 euro per ogni giorno di ritardo e potranno essere chiamati a rispondere per una «responsabilità dirigenziale» che secondo la riforma Brunetta può sforbiciare anche l'80% della retribuzione di risultato. Per i responsabili finanziari degli enti che non arrivano in tempo con le istanze di "liberazione" di somme dal Patto, in scadenza domani, il rischio è dunque quello di vedersi cancellate del tutto due mensilità di stipendio.
Superata questa prova, dal 1° giugno al 15 settembre occorrerà inviare a tutti i creditori somme e tempi di pagamento (altrimenti scatta la responsabilità dirigenziale) e pagare almeno il 90% di quanto chiesto all'Economia (per chi non lo fa torna il rischio-tagliola di due stipendi).
Un meccanismo sanzionatorio così duro conferma ovviamente l'importanza strategica dello sblocca-pagamenti, in un Paese in cui l'incaglio delle fatture negli uffici pubblici ha avuto un ruolo non marginale nel frenare i sistemi economici locali. Più di un'incertezza nelle regole, insieme alle risposte non sempre puntuali in arrivo dalla piattaforma elettronica con cui l'Economia ha dovuto gestire in poche settimane migliaia di richieste, aumentano però l'agitazione tra i funzionari locali che temono di incappare in penalità immeritate. La tensione, comunque, non si respira solo negli uffici di Comuni e Province. Lo stesso ministro uscente dell'Economia, Vittorio Grilli, in audizione davanti alle commissioni speciali al Senato, parlando del decreto che sblocca i pagamenti ha segnalato la «preoccupazione che questi 40 miliardi vengano usati. Il passo che io vedo oggi - ha detto – non mi lascia ancora assolutamente tranquillo che per il 29 aprile tutte le amministrazioni avranno fatto il loro dovere».

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