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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2013 alle ore 06:41.

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Il suo ultimo libro pubblicato da Neri Pozza sulla fine degli imperi era arrivato sulla scrivania accompagnato da un biglietto sobrio e affettuoso: Domenico Quirico, 62 anni, inviato della Stampa, uno dei migliori in questo mestiere, è sempre stato un uomo serio e riservato, ben poco incline ad apparire sotto i riflettori, ha sempre preferito lavorare quasi nell'ombra, seguendo con capacità e determinazione le piste mediorientali e africane da cui è sempre tornato con reportage di grande valore. È stato inghiottito dal gorgo siriano, come la troupe della Rai qualche settimana fa e dozzine di altri giornalisti nei mesi scorsi, dalla tempesta di una guerra civile che in due anni ha fatto 70mila morti.
La notizia che era scomparso in Siria circolava da qualche giorno ma è diventata ufficiale soltanto ieri con un comunicato del suo giornale: fino a una settimana fa speravano ancora che Domenico Quirico fosse come al solito sulla traccia di qualche servizio. «Siamo abituati ai silenzi di Domenico - dicono alla Stampa - che si ripetono quasi in ogni suo viaggio, tanto che l'ultima volta in Mali non lo avevamo sentito per sei giorni. La sua strategia è di viaggiare da solo, tenendo un profilo bassissimo e mimetizzandosi tra le popolazioni, al punto di condividere con un gruppo di profughi il rischio della traversata in barcone tra la Tunisia e Lampedusa».
Anche in Libia aveva rischiato la pelle: nell'agosto 2011 venne rapito insieme ai colleghi del Corriere della Sera Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina e di Avvenire Claudio Monaci. Nel sequestro fu ucciso il loro autista e solo dopo due giorni drammatici arrivò la liberazione.
Di lui non si hanno notizie, non c'è traccia, né quella di qualche gruppo di ribelli o di un'autista, come conferma l'Unità di crisi della Farnesina. Aveva però deciso di seguire una strada diversa dagli altri colleghi. Invece di passare dal confine turco aveva scelto quella della frontiera libanese: qui oltre ai ribelli e all'esercito di Assad sono attive le milizie degli Hezbollah, il movimento libenese alleato di Bashar e dell'Iran.
Quirico era partito dall'Italia il 5 aprile per Beirut, la mattina di sabato 6 aprile era stato avvisato dal giornale del rapimento dei colleghi della Rai nella zona di Idlib. Nel pomeriggio della stessa giornata ha mandato un sms al giornale in cui annunciava di essere in Siria. Due giorni dopo ha mandato un messaggio alla moglie Giulietta e poi l'ha chiamata avvertendo che da lì in poi il cellulare non avrebbe più funzionato e che le persone con cui viaggiava gli avevano chiesto di non utilizzare il satellitare.
Un particolare questo non secondario. Era diretto a Homs dove già in passato la guerriglia aveva vietato ai giornalisti di usare i satellitari: il regime è infatti in grado di localizzarli. La giornalista del Sunday Times Marie Colvin venne uccisa nel febbraio 2012 insieme al fotografo francese Rémi Ochlik: furono colpiti mentre lasciavano una sede media dei rivoltosi durante il bombardamento di Homs. L'edificio era stato individuato perché le milizie del regime intercettarono il segnale proveniente dai telefoni satellitari. Martedì 9 aprile Quirico ha ancora mandato un sms a un collega della Rai nel quale diceva di essere sulla strada per Homs. È stato questo l'ultimo contatto. E ora incrociamo le dita.
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IL PRECEDENTE IN LIBIA
L'annuncio del quotidiano
«Da venti giorni abbiamo perso i contatti con il nostro inviato Domenico Quirico, in Siria per una serie di reportage dalla zona di Homs». Lo ha annunciato ieri sera il direttore della Stampa, Mario Calabresi, sul sito del quotidiano
Domenico Quirico, 62 anni (nella foto), è entrato in Siria il 6 aprile, attraverso il confine libanese, diretto verso Homs, area calda dei combattimenti, per poi spingersi, se ce ne fosse stata la possibilità, fino alla periferia di Damasco
Il rapimento in Libia
Quirico era stato rapito in Libia il 24 agosto 2011 insieme ad altri tre colleghi (Elisabetta Rosaspina e Giuseppe Sarcina del Corriere della Sera e Claudio Monaci di Avvenire). Vennero liberati due giorni dopo

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