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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2013 alle ore 20:00.
L'ultima modifica è del 03 maggio 2013 alle ore 15:39.

Stefano Fassina (Ipp)Stefano Fassina (Ipp)

Archiviata la "pratica" sottosegretari, le fibrillazioni della maggioranza si scaricano sulle altre nomine ancora da definire, e in particolare sul presidente della futura Convenzione per le riforme, su cui da giorni incombe l'autocandidatura del presidente del Pdl, Silvio Berlusconi. Gli sbarra la strada il neo viceministro all'Economia, Stefano Fassina: «Dobbiamo trovare una figura in grado di dare garanzie a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento - dice - e temo che il senatore Berlusconi non sia fra questi». Nuovo no anche dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, che ribadisce di essere contrario a questa ipotesi.«Immaginare di fare Berlusconi capo della Costituente, come pensa qualcuno, mi sembra inaudito», afferma, a Dogliani, in un intervento al Festival della tv e dei nuovi media. «Il centrosinistra deve togliersi l'ossessione di Berlusconi e del berlusconismo ma deve batterlo alle elezioni».

La reazione del Pdl: è una questione di equilibrio politico nelle istituzioni
«È intollerabile il susseguirsi di veti nei confronti del leader del Popolo della libertà, partito fondamentale per la coalizione di governo - tuona Renato Brunetta, presidente dei deputati del Pdl -. Senza Berlusconi è impossibile la pacificazione nazionale. Senza Berlusconi non c'è coalizione di governo». Che sul punto la maggioranza sia divisa lo si capisce anche dall'insistenza con cui i colonnelli del centrodestra insistono sul nome del Cavaliere. Il deputato Pdl Fabrizio Cicchitto ne fa soprattutto una questione di equilibrio complessivo dei "pesi" politici nelle istituzioni: «La presidenza della Convenzione deve essere attribuita ad un'autorevole personalità del centrodestra anche perché tutte le cariche di rilievo politico istituzionale sono state ricoperte da esponenti della sinistra e addirittura, per quello che riguarda la presidenza della Camera, da un esponente della
formazione di sinistra». Per questo, conclude, «È sbagliato esercitare sulla convenzione delle preclusioni ad personam». Sulla stessa linea il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: «Il Pd sbaglia a porre pregiudiziali. Proseguiamo piuttosto con spirito collaborativo e andiamo al merito delle questioni».

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