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Questo articolo è stato pubblicato il 03 maggio 2013 alle ore 06:40.

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Le parole del professor Paolo Becchi scuotono il Movimento di Beppe Grillo: «Gli spari a palazzo Chigi hanno rafforzato il Governo Letta» e «se qualcuno tra qualche mese prende i fucili non lamentiamoci, abbiamo messo un altro banchiere all'Economia».
Nel ciclone è finito il docente dell'Università di Genova, ritenuto l'ideologo del Movimento 5 stelle. Immediata la precisazione dei gruppi di Camera e Senato di M5S, che hanno preso «nette distanze» dal costituzionalista. Le accuse ridondanti, in serata bollate dallo stesso Becchi come uno «scherzo», hanno creato non poca maretta. Nel mirino sono finiti il Governo Letta e la nomina a ministro dell'Economia di Fabrizio Saccomanni, ex direttore generale della banca d'Italia. Alla Zanzara, programma radiofonico andato in onda ieri su Radio 24, Becchi è un fiume in piena: «La situazione non migliora, peggiora. E non so quanto la gente possa resistere, non so quanto il Movimento possa frenare la violenza della gente, che è nella natura delle cose». Duro l'attacco alla presidenza del Consiglio: «Letta che va dalla Merkel è un segnale chiaro. Unica cosa fondamentale è l'Europa e la Bce. Siamo governati dalla Merkel con le banche e i banchieri come l'attuale ministro dell'Economia». Immediata la replica di Marco Minniti, senatore del Pd: «L'idea di utilizzare ai fini di battaglia politica avvenimenti drammatici come la sparatoria a Palazzo Chigi che, vorrei ricordarlo a chi sembra essersene già dimenticato, ha portato al ferimento di due Carabinieri, è assolutamente intollerabile». E aggiunge: «Da parte degli esponenti di M5S ne abbiamo sentite di tutti i colori sull'attentato folle davanti a Palazzo Chigi: argomentazioni spesso farneticanti e insensate alle quali si aggiunge oggi quella strampalata del professor Becchi, che parrebbe essere l'ideologo del Movimento». Per il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri le parole di Becchi sono «sconcertanti». Secondo l'esponente del Pdl, «cresce la nostra convinzione che qualcuno parli a sproposito», e sulla sparatoria compiuta da Luigi Preiti, 49 anni, calabrese di Rosarno, «ci sono sociologismi e dietrologie» che «rappresentano un'autentica provocazione».
Intanto ieri il giudice per le indagini preliminari di Roma, Bernadette Nicotra, ha depositato l'ordinanza con cui ha accolto l'istanza della Procura di lasciare Preiti in carcere a Rebibbia. Secondo il magistrato, l'uomo avrebbe avuto «la volontà di uccidere i due carabinieri», che sarebbe confermata dal «fermo immagine» finito nell'incartamento giudiziario ed estrapolato dai video delle telecamere di Montecitorio. Il gip ha dunque accolto in pieno la tesi del procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani e del sostituto Antonella Nespola. Preiti, quindi, avrebbe organizzato e attuato autonomamente il piano e pur avendo come obiettivo «un politico» ha fatto fuoco in modo freddo sui due militari dell'Arma. Tuttavia l'inchiesta deve sciogliere ancora qualche nodo. Per questo sono al lavoro i Carabinieri del Nucleo investigativo e quelli del Racis, con il compiuto di analizzare i proiettili e la pistola, una 7,65 con matricola abrasa.
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