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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2013 alle ore 16:49.

«Ma che c'entro io con questo mercimonio? Quei soldi non li voglio». I soldi sono quelli previsti dalla famigerata Tabella H, allegato della legge finanziaria regionale siciliana su cui ogni anno inciucisti di destra e di sinistra riescono a trovare l'accordo per dare contributi a questa o quella associazione. Di solito a notte fonda. A parlare è Antonio Presti, che ha dalla sua una storia di lotta culturale che si è fatta politica nel senso più nobile, che ha speso in opere culturali il patrimonio di famiglia (suo padre era un grande imprenditore edile della Provincia di Messina), che ha trasformato l'albergo di famiglia di Castel di Tusa in un Atelier affacciato sul mare, con camere progettate dai più grandi artisti contemporanei dove è possibile pernottare, non accetta per nulla che la strategia della confusione possa affiancarlo ai "parassiti" della cultura: «La mia è una protesta etica - sottolinea Antonio Presti -. Voglio l'eticità della cultura. Quindi, rinuncio al finanziamento e chiedo il rispetto della cultura e di un principio di meritocrazia, continuamente mortificato dalle logiche del potere».
E invece anche questa volta, nonostante impegni e promesse, è andata così, hanno vinto le logiche del potere, in barba alla rivoluzione del presidente della regione Rosario Crocetta che, come ha ben raccontato il cronista dell'Ansa, sull'equilibrio degli inciucisti ha costruito un modello di governo. Uno scambio alla pari tra parlamento regionale e governo, che ha permesso ai deputati di portare a casa per l'ennesima volta il risultato: fondi per i clientes.
Presti ha creduto sin da subito alla possibile rivoluzione di Crocetta, che è stato a lungo suo ospite in albergo a Castel di Tusa, e questo sembra essere diventato un limite per un uomo che ha sempre agito liberamente anche se l'amicizia si è incrinata "con il gran rifiuto", il no all'incarico di assessore regionale ai Beni culturali che rischiava di diventare, per Presti, una trappola politica e non un'opportunità per portare avanti quel cambiamento in cui lui ha sempre creduto.
Oggi l'ennesima rottura: il rifiuto diventa l'ennesima rottura con il governatore che perde un pezzo importante tra i suoi sostenitori nella società civile: un intellettuale che lui aveva candidato nella lista il Megafono al secondo posto dopo Peppe Lumia che è stato poi eletto.
Il mecenate siciliano, è anche in questo caso per la prima volta nella storia, ha annunciato che quegli 80mila euro previsti nella Tabella H lui non li vuole: se li tenga la Regione siciliana, li spenda come vuole: «Non si può sporcare la cultura con la cloaca inciucista che si è concretizzata con la Tabella H - dice -. Se si parla di futuro, se si parla di eticità, se si parla di Crocetta non è possibile parlare di contributi di questo genere.
Il fare cultura manifesta la sacralità sovrana dell'anima universale, che non può essere promiscuamente dibattuta come esistenza, assieme a una cloaca di clientele e di politiche scellerate che ogni anno trova il suo trionfo tra le 3 e le 5 del mattino, durante il dibattito sulla finanziaria che si svolge all'Ars» senza alcuna distinzione senza alcun criterio. «Visto che il potere - dice Presti - non si assume la responsabilità di concepire una vera politica culturale che consenta una pianificazione almeno triennale delle attività, Fiumara d'Arte si tira fuori. Se la politica non elimina il mortificante strumento della Tabella H, c'è una politica culturale che la Tabella H non la vuole più riconoscere».
Ora l'auspicio è che sia il commissario dello Stato, il prefetto Carmelo Aronica, a intervenire tagliando ed eliminando il simbolo dello spreco e del clientelismo: mentre da un lato il Parlamento regionale alzava le tasse per il mondo produttivo dall'altro si premurava di riaffermare il principio clientelare. «Spero - dice Presti - che in merito alla Tabella H, il commissario dello Stato prenda provvedimenti. Mi auguro che venga riconosciuto alla Fiumara d'Arte il merito di avere contribuito in oltre trent'anni di attività e di semina della Bellezza alla rivalutazione del territorio dei Nebrodi e di Librino a Catania e (con una continua attività nelle scuole di ogni ordine e grado) alla educazione delle nuove generazioni ai valori della cittadinanza attiva, basata sull'etica e sul rispetto».
Il gesto di Presti, concreto, serve anche da appello agli altri affinché rinuncino anche loro ai contributi e si apra finalmente un dibattito pubblico e trasparente. Antonio Presti non ci sta e dice no alla Tabella H ed al relativo contributo di 80mila euro assegnato dalla Regione siciliana a Fiumara d'Arte per le attività del 2013. «Questo - dice Presti - è un atto politico per il rispetto della Cultura contro una politica incapace di assumersi la responsabilità di un cambiamento vero. Non è un attacco al politico, ma alla politica. Non un attacco "ad personam", ma ad un sistema che non tratta la cultura col rispetto che merita, tagliandole i fondi, anziché tagliare le clientele. Ignorando così una storia del fare come quella di Fiumara d'Arte e di tante altre realtà culturali siciliane d'eccellenza, che da anni lavorano con sacrificio e che ogni anno, però, si ritrovano a dovere ribadire la propria storia ed il proprio diritto ad esistere; inseriti come sono in una Tabella H che già nella sua denominazione denota il proprio malessere: H come Hospital».
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