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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2013 alle ore 13:34.

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Il Ministro dell'integrazione Cecile Kyenge posa insieme al sindaco Giorgio Pighi (con la fascia tricolore) dopo aver conferito la cittadinanza Italiana ad alcuni stranieri residenti a Modena (Ansa)Il Ministro dell'integrazione Cecile Kyenge posa insieme al sindaco Giorgio Pighi (con la fascia tricolore) dopo aver conferito la cittadinanza Italiana ad alcuni stranieri residenti a Modena (Ansa)

Se venisse cambiata la legge sulla cittadinanza, fondandola sullo "ius soli" e non più sullo "ius sanguinis", sarebbero quasi 80mila i figli di genitori stranieri che diventerebbero nuovi italiani. Sono le stime formulate dalla Fondazione Leone Moressa, che si è chiesta quanti sarebbero i nuovi cittadini italiani se lo "ius soli" fosse stato applicato nell'anno 2011 nella sua forma più pura e semplice, cioè se la cittadinanza venisse data a ciascun bambino nato sul territorio italiano, anche se da genitori stranieri. L'anno 2011 è preso come ultimo riferimento, poichè i dati anagrafici più recenti disponibili risalgono proprio a questo anno. Nel 2011, infatti, sono nati quasi 80mila bambini da genitori stranieri. Il 14,5%, quindi dei nuovi cittadini italiani, sarebbero stati figli di genitori stranieri.

I minori stranieri, considerando anche quelli non nati in Italia - calcola la Fondazione - stanno diventando di anno in anno una componente sempre più importante della popolazione e la loro incidenza sul totale dei minori si aggira quasi intorno al 10%, ovvero quasi il 7% in più rispetto al 2002. Se consideriamo le seconde generazioni, vale a dire coloro che sono nati in Italia, i giovani stranieri possono essere stimati in circa 730mila, rappresentando oltre il 70% della popolazione minore straniera complessiva.

Tornando ai nati nel 2011, oltre la metà di questi nuovi cittadini si concentrerebbero al Nord, il 38,2% nel Nord Ovest e il 29,2% nel Nord Est. A livello regionale, in termini assoluti, è sicuramente la Lombardia la regione in cui l'applicazione dello "ius soli" avrebbe più impatto, in quanto qui si concentrano oltre un quarto delle nascite, a seguire il Veneto e l'Emilia Romagna, rispettivamente con il 12,7% e il 12,3% delle nascite. Se si prende in considerazione l'incidenza dei nati stranieri a livello regionale, anche in questo caso la Lombardia presenta i valori più elevati (22,1%), seguita nuovamente da Emilia Romagna (23,7%) e Veneto (21.7%). Valori consistenti però sono presenti anche in Piemonte (19,5%), Umbria (19,8), Toscana (18,6%), Marche (18,8%).

La Fondazione sottolinea come non siano i centri metropolitani a presentare il maggior numero di nati stranieri sul totale dei nati, ma piuttosto realtà di medie dimensioni, quali Mantova e Brescia per la Lombardia, con, rispettivamente, un'incidenza del 29,9% e del 29,8%, Treviso e Vicenza per il Veneto (23,7% e 23,2%), Modena e Reggio Emilia per l'Emilia Romagna (28,2% e 25,5%). «In questo studio abbiamo ipotizzato che lo ius soli entri in azione senza valore retroattivo, quindi abbiamo calcolato gli effetti solo sui nati del 2011. Rimarrebbe comunque aperto - affermano i ricercatori della Fondazione - il problema dei giovani di seconda
generazione, che non rappresentano un numero poco significativo: questi giovani rimarrebbero sospesi ancora tra la condizione di sentirsi italiani praticamente a tutti gli effetti (essendo nati e cresciuti in Italia e avendo ridotti contatti con il paese di origine) ma di non essere riconosciuti tali giuridicamente, con il rischio di cadere nell'illegalità una volta maggiorenni».

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