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Questo articolo è stato pubblicato il 06 maggio 2013 alle ore 14:26.

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Partiti al rush finale sui nomi per le presidenze delle commissioni parlamentari. Il tratto definitivo sull'opera di mediazione in corso dentro (e fuori) la maggioranza arriverà domani, quando è previsto formalmente l'insediamento degli organismi.
Lunga riunione di primo mattino tra i capigruppo di Pd e Pdl di Senato e Camera. Con buona probabilità già nella tarda serata di oggi gli sforzi degli sherpa per trovare un'intesa dovrebbero portare a compimento l'ultimo laborioso capitolo di nomine di questo avvio di legislatura. Un esito che, allo stato, vede davanti a sé non pochi ostacoli, primo fra tutti la contrarietà dei democratici a cedere davanti alle richieste del Pdl per le posizioni chiave in materia di giustizia e telecomunicazioni.

Sul tavolo 28 caselle da assegnare
Stando alle commissioni permanenti di Camera e Senato sono 28 le posizioni in gioco, dal momento che alle bicamerali si lavorerà solo in un momento successivo. Pd e Pdl discutono di una divisione a metà delle presidenze, con una quota (non oltre le sei poltrone) per Scelta Civica. Almeno in gran parte delle caselle, le due forze politiche maggiori si alterneranno al vertice delle commissioni nei dei due rami dal Parlamento. È sulla volontà del Pdl di piazzare al Senato due ex ministri - Francesco Nitto Palma alla Giustizia e Paolo Romani ai Lavori pubblici - che si registrano le frizioni maggiori con i democratici. La questione ha, com'è ovvio, una valenza (non solo) simbolica per Berlusconi. Dopo aver sofferto diversi veti nella partita per i membri dell'esecutivo, con smottamenti non lievi all'interno del partito, il Cavaliere non intende cedere negli ambiti dove è più esposto all'offensiva degli avversari. Di qui la ragione dello stallo. Per bilanciare il peso del partito del Cavaliere, alla Giustizia di Montecitorio il Pd propone il magistrato Donatella Ferranti. Anche se nelle ultime ore ha preso quota pure la candidatura di Gregorio Gitti appannaggio di Scelta civica.

Casini verso gli Esteri a Palazzo Madama
Agli Affari costituzionali del Senato tutti danno per scontata Anna Finocchiaro mentre, alla Camera, in ballottaggio per il Pdl sono Raffaele Fitto e Francesco Paolo Sisto. Le voci accreditano Cesare Damiano e Maurizio Sacconi alla Lavoro (Camera e Senato, rispettivamente). Invece per Pier Ferdinando Casini si prepara la guida degli Esteri di Palazzo Madama. Francesco Boccia, del Pd, è quasi certo per la Bilancio della Camera, con la conferma al Senato per il pidiellino Antonio Azzolini. Sempre in casa Pdl, Francesco Saverio Romano viene dato in corsa alla Camera per l'Agricoltura e le Politiche comunitarie, Giancarlo Galan per le Attività produttive e Daniele Capezzone per le Finanze. E c'è poi discussione intorno alla possibilità di attribuire una presidenza di commissione ad esponenti del Centro democratico di (Bruno Tabacci) e del Psi.

Il "nodo" degli organismi di garanzia
Infine il problema del vertici degli organismi di garanzia, attribuiti per prassi all'opposizione e ai quali il M5S ambisce forte del risultato alle urne. Mentre sul sì alla Vigilanza Rai pare non esserci alcun dubbio - in questo caso la spunterebbe il senatore dei Cinque Stelle Alberto Airola - al Copasir è fortemente in ascesa l'ex ministro Ignazio La Russa di Fratelli d'Italia grazie a un accordo con la Lega. Ma i "grillini" non mollano la battaglia sulla trasparenza, «pretendendo che presidenti, vicepresidenti e segretari nominati dai partiti presentino pubblicamente i loro certificati penali e dimostrino di non avere alcun conflitto d'interesse, neanche allo stato potenziale, negli ambiti d'azione delle commissioni a cui parteciperanno».

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