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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2013 alle ore 08:15.

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Mettete un centro sportivo che il 9 ottobre 2011, in un sabato pomeriggio come tanti a Milano, va a fuoco. Aggiungete il fatto che quell'impianto, in Via Iseo, era stato sequestrato perché per gli inquirenti era controllato da una delle famiglie ‘ndranghetiste più influenti della città, i Flachi, il cui fantasma aleggiava su quelle fiamme.

Quando servite a tavola ricordatevi, comunque, che il Comune di Milano sta facendo di tutto per dare seguito alle promesse e sta accelerando sulla restituzione della palestra distrutta e sul risanamento di altre strutture danneggiate. Quella che abbiamo descritto è una delle "ricette" metropolitane che si servono a Milano, dove la strapotenza della criminalità organizzata è un dato di fatto acclarato da decenni anche se, fino a qualche tempo fa, c'era chi si ostinava ad affermare che la mafia è una questione meridionale. Una delle tante.

Milano, però, non riesce più a restare indifferente. Sta prendendo sempre più consapevolezza che il fenomeno mafioso è ormai parte del tessuto sociale ed economico della città e negarlo ancora equivarrebbe ad un suicidio collettivo delle coscienze. Il quartiere che ha visto distruggere un simbolo costruito nel 1965 – la zona 9 di Milano – ha deciso di dare una mano al Comune, alle Istituzioni tutte e in primis a se stesso mobilitandosi dal basso.

E così, un'alleanza tra figli (che frequentavano il centro) e genitori, è nata l'idea – lontana dalle sirene partitiche – di organizzare due giorni di dibattiti e manifestazioni sportive per ricordare che a Milano non si parla mai abbastanza di mafia. Il 18 maggio ci sarà l'incontro con il pm antimafia Nicola Gratteri e lo scrittore Antonio Nicaso sul tema "No alla ‘ndrangheta: istruzioni per l'uso" e il giorno dopo la presentazione di diverse esperienze, sotto il titolo "No alla ‘ndrangheta: cosa facciamo insieme", che vedrà la partecipazione di alcune associazioni (come Addio Pizzo) seriamente impegnate sul fronte antimafia. I due eventi saranno organizzati a Cassina Anna (Bruzzano) mentre le attività sportive in commemorazione di Giovanni Falcone e degli uomini e delle donne perite con lui a Capaci sarà nelle parti agibili del centro sportivo di via Iseo (per informazioni su orari e attività stefanomdms@yahoo.it).

A spiegare con poche ma perfette parole il valore dell'iniziativa sono due genitori che non solo hanno raccolto la sollecitazione dei figli a fare qualcosa per il proprio quartiere e a farlo in fretta ma hanno anche arricchito un'eredita fatta di solidarietà, volontariato e associazionismo che contraddistingue alcune scuole elementari e medie e parrocchie della zona 9. Non è un caso che questa "due giorni" di impegno civile e civico autofinanziata, che conta sul patrocinio del consiglio di zona, venga organizzata dalle associazioni genitori Cesari e Gino Cassinis, dall'associazione gastronomi Niguarda e possa contare sull'adesione della cooperativa edilizia Abitare e della coop Case popolari.

Insomma: il quartiere c'è e con queste iniziative, spiega Daniele Pascucci, «vogliamo scoprire, conoscere e diffondere innanzitutto l'Abc di una nuova conoscenza e consapevolezza. Vogliamo lanciare un messaggio di coesione e legalità in cui testimoniare che chi vuol darsi da fare contro la cultura di morte mafiosa, che agisce anche nel campo economico, può farlo».
«L'idea – continua un altro genitore, Stefano Maria Morara – è nata ponendoci una domanda semplice: ma perché noi milanesi parliamo così poco di mafia? E così abbiamo immaginato che questo accade perché ne sappiamo poco e inoltre non sappiamo quali strumenti adottare singolarmente. Ci siamo riuniti e abbiamo cominciato questo percorso».
Motivazioni più genuine e nobili non potevano essere trovate.

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