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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2013 alle ore 08:11.

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(Corbis)(Corbis)

NEW YORK - La Coca-Cola recita un mea culpa e dichiara guerra all'obesità. Non solo negli Stati Uniti, ma nel mondo. Il gigante americano delle bibite, in un'ammissione indiretta dell'effetto deleterio sulla salute del crescente consumo globale di bevande zuccherate e gasate, ha deciso di cancellare a livello internazionale la pubblicità diretta ai bambini sotto i dodici anni di età, di sponsorizzare programmi di fitness in numerose città, a cominciare dalla sua Atlanta, e di promuovere bevande dietetiche. Soprattutto ha annunciato l'adozione di una nuova strategia di trasparenza nei suoi prodotti: in futuro su tutte le lattine e le bottiglie che vende ai quattro angoli del globo stamperà, in bella evidenza, le informazioni sul loro contenuto calorico.

L'allarme sull'ubiquità di bibite quali la Coca-Cola è stato lanciato da studi scientifici e da influenti politici, negli stessi Stati Uniti. La Harvard School of Public Health Consumption ha trovato che una bibita zuccherata al giorno aumenta del 20% il rischio di attacchi cardiaci negli uomini adulti. E un simile consumo tra i bambini fa salire addirittura del 60% il pericolo di obesità.

Di recente si sono intensificati anche gli assalti legislativi: a New York il sindaco Michael Bloomberg ha cercato di mettere al bando le bibite extra-large, un divieto bocciato da un tribunale locale. E in più località sono scattate proposte di speciali tasse sulle bollicine, a loro volta finora senza successo.
Il moltiplicarsi delle polemiche ha aumentato la pressione sulla Corporate America. «Vogliamo essere parte della soluzione», ha detto alla rete televisiva Cbs l'amministratore delegato dell'azienda Muhtar Kent.

Negli Stati Uniti la Coca-Cola aveva già abbandonato il marketing ai bambini, una rinuncia che ora sarà estesa ad altri paesi, come pure accadrà all'etichettatura dettagliata sul fronte di bottiglie e lattine, a sua volta finora riservata solo al mercato domestico.

Anche i limiti del pentimento della Coca-Cola sono però evidenti: l'azienda ha definito l'epidemia di obesità una «complessa problematica sociale». E ha rivendicato il fatto che già oggi un quarto delle sue circa 3.500 bevande ha poche calorie. Resta invece da dimostrare che la nuova promessa di trasparenza e di attenzione alla salute pubblica mondiale sia qualcosa di più d'uno sforzo d'immagine e di adeguamento a mercati che cambiano: nei paesi emergenti, finora meno serviti da prodotti dietetici e da informazioni ai consumatori, lo sviluppo economico, l'urbanizzazione e l'aumento del reddito dei ceti medi stanno generando indiscriminati consumi di alimenti e bevande confezionate. Creano cioè sia opportunità che rischi da gestire, quali appunto un enorme aggravio dell'epidemia globale di obesità. I margini di crescita in questi paesi, se ben sfruttati, per la Coca-Cola sono ampi: in media un americano beve 403 bibite dell'azienda in un anno - dietetiche o meno - contro le ancora sole 12 degli indiani e le 38 dei cinesi.

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