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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2013 alle ore 10:13.

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Silvio Berlusconi è stato condannato in appello nel processo per i diritti tv Mediaset. Confermata la sentenza del precedente grado di giudizio, che prevedeva la pena di 4 anni per frode fiscale. Confermati anche i 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.

I giudici sono entrati in camera di consiglio oggi pomeriggio. Il collegio della seconda sezione penale della Corte d'Appello di Milano era chiamato a decidere se confermare o meno la sentenza di condanna per il leader del Pdl. In primo grado l'ex premier era stato condannato per frode fiscale a quattro anni di reclusione e all'interdizione dai pubblici uffici per cinque anni. Il pg Laura Bertolé Viale, che rappresenta la pubblica accusa, aveva chiesto nelle scorse udienze la conferma della condanna. E così è stato.

Ghedini: una sentenza scontata
«La forza della prevenzione è andata al di là della forza dei fatti». Così l'avvocato Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, ha commentato la conferma in appello della condanna. «Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così», ha aggiunto Ghedini.

Cicchitto: non ci saranno conseguenze sul governo
«Come volevasi dimostrare arriva con straordinaria puntualità un nuovo attacco giudiziario contro Berlusconi, con evidenti obiettivi politici». È questa la reazione a caldo di Fabrizio Cicchitto, senatore del Pdl. Si tratta, aggiunge, «di una azione che dà il senso di come la vita politica italiana sia dominata da una perversa anomalia. Mentre esprimiamo la più netta condanna di questo ennesimo intervento politico di settori della magistratura non cadremo nella provocazìone insita in tutto ciò e cioé non faremo ricadere sul governo le conseguenze di cio che stà avvenendo sul piano politico-ggiudiziario».

Confermata assoluzione per Confalonieri
Il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, è stato assolto dalla Corte d'Appello di Milano dall'accusa di frode fiscale. È un verdetto che conferma quello già espresso dai giudici di primo grado.

In mattinata l'estremo tentativo per bloccare il processo
La sentenza arriva dopo che, questa mattina, la corte ha respinto l'ultimo tentativo dei difensori dell'ex premier per bloccare il processo. Gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini avevano chiesto la sospensione in attesa della decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione sollevato dopo che il tribunale aveva negato a Berlusconi il legittimo impedimento chiesto nell'udienza del primo marzo 2010.

Quel giorno Berlusconi partecipava a un Consiglio dei ministri. Ma il tribunale di Milano decise di far proseguire il dibattimento, non accogliendo la richiesta, non considerando l'impedimento di Berlusconi tale da sospendere il processo, in quanto la data dell'udienza era stata fissata con largo anticipo, ben prima del consiglio dei ministri, convocato invece all'ultimo momento.

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