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Questo articolo è stato pubblicato il 09 maggio 2013 alle ore 06:38.

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BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
La procedura che dovrebbe consentire all'Europa di imporre dazi provvisori sull'importazione di pannelli solari dalla Cina ha fatto ieri un passo avanti. La Commissione ha dato il benestare a questa misura, chiedendo a un apposito comitato dei 27 paesi membri di dare la sua valutazione. Una decisione definitiva dovrebbe essere presa entro l'inizio di giugno. La notizia ha provocato un aumento in borsa dei titoli delle principali società europee del settore.
«La Commissione ha chiesto ai paesi membri di pronunciarsi» sull'ipotesi di introdurre dazi anti-dumping in media del 47%, ha spiegato ieri un esponente comunitario che ha preferito non essere citato perché l'iter procedurale è in corso (si veda Il Sole/24 Ore del 4 maggio). «Il processo di consultazione è stato avviato". Una riunione dei 27 è attesa per la settimana prossima. A Bruxelles l'attesa è che l'opzione venga accettata e che i dazi potrebbero entrare in vigore all'inizio del prossimo mese.
Da mesi ormai l'Europa sta facendo i conti nel settore dei pannelli solari con la produzione cinese a basso costo e spesso sussidiata dallo stato. Nel 2011, la Cina ha venduto questi prodotti nei paesi dell'Unione per un totale di 21 miliardi di euro. Alcuni stati membri hanno protestato formalmente. Altri, come la Germania e la Francia, vogliono trovare un'intesa politica con la Cina per evitare eccessivi dissapori con il gigante asiatico, meta sempre più importante delle esportazioni europee.
L'ambasciatore cinese presso l'Organizzazione mondiale per il Commercio, Yi Xiazhun, ha spiegato a Reuters: la decisione «manderà il segnale sbagliato al mondo che il protezionismo è di ritorno». Non si è espresso su eventuali ritorsioni.
Le misure proposte sono dazi temporanei, in attesa che l'indagine in corso venga conclusa in dicembre. Solo allora Bruxelles deciderà se confermare i dazi (di solito per cinque anni). La procedura a tappe è quindi tanto un iter giuridico quanto un'arma negoziale.
Secondo le imprese europee del settore, ormai le aziende cinese controllano l'80% del mercato europeo. La produzione di pannelli solari in Cina è quadruplicata tra il 2009 e il 2011. Grazie all'enorme economia di scala, i prodotti cinesi sono del 45% meno costosi di quelli costruiti in Europa.
Le società europee hanno una quota del 50% del mercato mondiale, stimato a circa 77 miliardi di euro. Ieri i titoli dei gruppi europei sono saliti in Borsa: SolarWorld, Phoenix Solar e Centrotherm sono balzati fin del 7%.
La Germania e l'Italia continuano a essere mercati dinamici nel settore dei pannelli solari. Fino a qualche anno fa le imprese dei due paesi erano particolarmente competitive. Oggi sono spesso in grave difficoltà. Nella Repubblica Federale, SolarWorld ha passività per 900 mlioni di euro, mentre Q-Cells ha annunciato il fallimento, il che ha complicato non poco la ridefinizione del piano energetico nazionale. Secondo l'Associazione europea dell'industria fotovoltaica (Epia), Germania, Cina, Italia e Stati Uniti sono nell'ordine i principali mercati mondiali.
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