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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 06:41.

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ROMA
Arrabbiati per l'ennesima stangata in arrivo, in una situazione come quella italiana dove il total tax rate è oltre il 60%, con un 2013 che si prospetta forse ancora più difficile dell'anno passato. L'aumento ulteriore dell'Imu, in arrivo a giugno, con percentuali che possono andare dal 50 al 200%, a seconda delle scelte locali, le imprese non lo digeriscono. Capannoni, ma anche alberghi, centri commerciali, negozi.
«Ci chiedono di essere competitivi, si parla di avere una maggiore produttività, di crescita. Ma poi all'atto pratico si finisce per tassare le imprese, tra l'altro senza tenere conto che per un'azienda il capannone ha la funzione di un bene strumentale e non può essere certo paragonato alla villa a Forte dei Marmi», dice Simone Bettini, vice presidente di Federmeccanica e presidente di Confindustria Firenze. È preoccupato Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria: anche perché l'Imu in arrivo si aggiunge ad aliquote Irpef ed Irap che nel Lazio sono le più alte d'Italia, con la conseguenza di rendere ancora più insostenibile la tassazione. «Non si può morire di tasse, la situazione congiunturale è difficile, addirittura nell'export nei primi tre mesi dell'anno abbiamo avuto segnali di rallentamento», dice Stirpe.
Certo, non c'è solo l'Imu: è importante, e tutti lo sostengono, ridurre le tasse sul costo del lavoro, per dare più fiato alle imprese e più soldi in busta paga ai lavoratori. Ma nell'attesa di un intervento del Governo in questo campo, già si prospetta il super-acconto Imu, al quale si aggiungono altre tasse locali, come quella sui rifiuti.
«C'è stato come minimo un raddoppio dei costi, è il paradosso della politica economica che si sta realizzando: si parla di crescita e si penalizzano le imprese», dice Franco Manfredini, presidente di Confindustria Ceramica. «Abbiamo tanti capannoni, l'Imu pesa sul settore», continua. Denunciando il fatto che questa tassa non viene considerata un costo «e quindi non può essere nemmeno detratta. È una tassazione immobiliare su un bene strumentale», dice, in sintonia con Bettini. Che insiste, quest'ultimo, anche su un altro aspetto: ad essere penalizzate sono le imprese più piccole. «Quelle che hanno maggiori problemi di circolante e che in una fase di ristrettezza creditizia possono trovarsi ancora più in difficoltà».
Preoccupato anche Renzo Iorio, presidente di Federturismo, che sottolinea la condizione particolare degli alberghi, a suo parere ancora più penalizzati: «Il valore del metro quadro viene legato a parametri di rendita immobiliare più che di strumenti di lavoro, come è la struttura per un'industria alberghiera. E questo fa salire ancora di più l'entità della tassa», dice Iorio. Che fa un esempio: un albergo 4 stelle a Milano con 100 camere paga un'Imu di 100mila euro. Lo stesso approccio, aggiunge, vale anche per le altre tasse: «È importante una revisione globale, anche per esempio per i rifiuti, che consideri il concetto di servizio». L'allarme, comunque, è condiviso da tutti: con queste tasse, fare impresa è difficilissimo.
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IL TOTAL TAX RATE 68,3% Il livello tasse pagate dalle aziende italiane La media europea è 44,2%

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