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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 06:41.

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ROMA
Una tragedia, quella della Siria, «durata già troppo a lungo» per usare le parole del ministro degli Esteri italiano, Emma Bonino, che si interseca pericolosamente con il processo di pace israelo-palestinese e che richiede immediate risposte politiche più che militari a cominciare da una nuova conferenza di pace, una Ginevra 2 (dopo quella dell'estate scorsa in cui fu raggiunta l'intesa per un governo transitorio). Le autorità italiane concordano su questo punto con il capo della diplomazia americana John Kerry, amico dell'Italia e molto vicino all'ambasciatore Usa David Thorne, tanto da trasformare Roma, negli ultimi due giorni, in un crocevia diplomatico per la crisi siriana e per il processo di pace.
Mercoledì Kerry ha incontrato a Villa Taverna il ministro della Giustizia israeliana e negoziatore per il processo di pace, Tzipi Livni e il ministro degli Esteri giordano, Nasser Judeh. Secondo Kerry occorre un'accelerazione sul processo di pace perché «i tentativi vanno avanti da oltre 30 anni e quando c'è un vuoto succedono cose che ostacolano la pace». In particolare Kerry (dopo l'incontro nella mattina con il premier Enrico Letta e poi con il ministro Bonino) ritiene che vadano evitati atti unilaterali come gli annunci di nuovi insediamenti che possono portare a strumentalizzazioni pericolose. Anche gli israeliani, a quanto avrebbe detto la Livni, sono consapevoli che il tempo stringe e che se non ci saranno novità entro giugno la situazione è destinata a peggiorare.
Sulla Siria, Kerry è grato alla Russia per la sua volontà nel tentare di organizzare una Ginevra 2 ma, allo stesso tempo, avverte Mosca che la fornitura di missili terra-aria S-300 è «potenzialmente destabilizzante» perché potrebbe minacciare la sicurezza di Israele. Inoltre, secondo Kerry, se il processo di riconciliazione fallisse si rafforzeranno gli estremisti con il rischio «che le armi chimiche possano finire nelle mani sbagliate».
Anche la Siria, con un comunicato, si dice fiduciosa che la posizione negoziale russa, basata sulla carta dell'Onu e sul diritto internazionale, possa avere successo ma il segretario di Stato Usa chiarisce da Roma che in ogni caso Bashar al-Assad non potrà far parte di un governo transitorio. Kerry conferma anche che gli Stati Uniti metteranno a disposizione altri 100 milioni di dollari in aiuti alla Siria veicolati attraverso l'Unhcr e le agenzie Onu per venire incontro all'emergenza umanitaria dei profughi siriani che hanno trovato rifugio in Giordania. Un aiuto umanitario al quale partecipa anche l'Italia e l'Europa come ha ricordato la Bonino. «Vedremo - ha aggiunto - se sarà possibile aumentare l'assistenza ai milioni di profughi per una crisi umanitaria ormai inaccettabile». Anche perché, per la nuova titolare della Farnesina, se non si fa presto c'è un rischio di contagio della crisi siriana all'intera regione.
Nell'incontro con il premier Letta, Kerry sottolinea il ruolo cruciale dell'Italia per la stabilità del Medio Oriente (specie in Libia) e si dice «impaziente» di collaborare con il nuovo Governo italiano che sta attuando riforme importanti. Da parte sua il premier spiega che il Governo sta lavorando per dare risposte concrete al dramma della disoccupazione giovanile e spera di ottenere il via libera di Bruxelles a queste misure già a giugno. Insieme Letta e Kerry sono d'accordo per muoversi rapidamente verso l'area di libero scambio Usa-Ue.
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