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Questo articolo è stato pubblicato il 10 maggio 2013 alle ore 21:39.

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Nuovi problemi per il cacciabombardiere F-35. Dopo le polemiche sui costi, i problemi alla turbina che bloccarono per alcuni giorni i voli e le forti limitazioni tecniche denunciate dal Pentagono che in febbraio misero in discussione l'addestramento dei piloti, è ora un rapporto del National Audit Office britannico (l'organismo del Parlamento che fa le pulci alla spesa pubblica) a mettere in luce i problemi del velivolo il cui programma, il più costoso della storia, prevede circa 3mila esemplari per una dozzina di Paesi. Il rapporto del NAO, che esamina i costi del programma per le due nuove portaerei destinate alla Royal Navy, evidenzia che gli F-35B a decollo corto e atterraggio verticale hanno mostrato problemi e serie limitazioni. Secondo il NAO, citato dal Guardian, i JSF non sarebbero in grado di atterrare «senza dover disfarsi dei carichi pesanti» (bombe, missile e serbatoi supplementari di carburante) in presenza di particolari condizioni climatiche, cioè «con una temperatura calda, umida e caratterizzata da bassa pressione». Come è facile intuire si tratta di condizioni piuttosto frequenti sulle portaerei destinate a operare in tutti i mari del mondo e del resto questa limitazione si unisce a quella già sottolineata dal Pentagono che vieta a tutti gli F-35 di volare ameno di 40 chilometri dai temporali per il rischio che i fulmini possano provocare l'incendio del carburante nel serbatoio del velivolo.

Come le forze armate statunitensi e Lockheed Martin, che hanno contestato le critiche, anche il ministero della Difesa britannico insiste sul fatto che tutti i problemi saranno superati prima dell'effettivo ingresso in servizio. Londra ha ridotto da 138 a 48 il numero di F-35 previsti ma ha annunciato che una precisa definizione del quantitativo finale di aerei ordinati non verrà effettuata prima del 2015.

«Ad oggi la flotta degli F-35B ha condotto oltre 400 atterraggi verticali effettuati in tutte le condizioni climatiche», ha risposto in serata Lockheed Martin alle valutazioni del NAO. «In aggiunta, nell'ottobre 2011, il velivolo ha effettuato un periodo di due settimane in mare a bordo della portaelicotteri USS Wasp registrando ottimi risultati. Oggi, l'F-35B garantisce prestazioni assolutamente conformi ai parametri di performance richiesti dagli atterraggi verticali. Le performance dell'aereo vengono infine sottoposte a continua validazione da parte delle forze armate USA e dai partner internazionali nell'ambito della fase di sviluppo del programma che si concluderà nel 2017».

I problemi tecnici sono fisiologici, specie in un programma ad altissima tecnologia, ma quelli riscontrati sui primi F-35 sono legati alla procedura, mai effettuata prima d'ora, di consegnare ai reparti un velivolo che non è stato ancora messo a punto e che non è di fatto operativo. Questo comporta forti limitazioni nelle prestazioni e negli assetti di volo (ben 19 quelle evidenziate nel rapporto inviato il 15 febbraio al Congresso e alle forze armate da Michael Gilmore, responsabile dell'Operational Test and Evaluation del Pentagono) e quindi nell'addestramento dei piloti che dovrà essere successivamente aggiornato, progressivamente con la messa punto degli F-35.

Nonostante le difficoltà tecniche, l'aumento dei costi dei lotti di pre-produzione , la decisione del Canada di aprire ad altri velivoli la gara per il nuovo jet da combattimento e dell'Olanda di tagliare da 17 a 33 esemplari la commessa iniziale per 85 esemplari, l'F-35 ha conseguito nelle ultime settimane anche successi significativi. In marzo è stato definito l'ordine di Singapore per i primi dei 75 F-35 previsti e in aprile l'accordo con Israele che acquisterà altri 75 velivoli ma li equipaggerà anche con equipaggiamenti ed elettronica israeliana e produrrà negli stabilimenti della Israel Aerospace Industries una parte delle ali.

Contratti in arrivo anche in Italia, che prevede di acquistare 90 velivoli sui 131 inizialmente previsti e ha realizzato a Cameri (Novara) uno stabilimento costato 800 milioni di euro per assemblare i velivoli e produrre ali complete. Il 2 maggio Lockheed Martin e Alenia Aermacchi (Finmeccanica) hanno siglato un contratto del valore di 141 milioni di dollari, per la produzione in Italia della prima ala completa e per alcune componenti dell'F-35.

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