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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 10:13.

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Il Pakistan ha ordinato l'espulsione del capo dell'ufficio del New York Times a Islamabad per non meglio precisate "attivita' indesiderabili". A quanto scrive oggi il quotidiano americano, l'ordine è arrivato ieri, alla vigilia delle importanti elezioni generali in corso in tutto il Paese.

"La informiamo che il suo visto è cancellato a causa delle sue attività indesiderabili", si legge nel breve messaggio che il ministero degli Interni ha inviato al giornalista, il britannico Declan Walsh, 39 anni, intimandogli di lasciare il paese entro la mezzanotte di oggi.

"L'accusa di attività indesiderabile è vaga e non supportata da prove", ha risposto il direttore esecutivo del quotidiano Jill Abramson, in una lettera indirizzata al ministro pachistano degli Interni, Malik Habib Khan. Zittire i giornalisti priverà i lettori di trasparenza sull'andamento del voto e sulle violenze della campagna elettorale, si legge in un editoriale del New York times. Il pubblico non potrà leggere «dell'estensione della rete di nepotismo in Pakistan, di cui aveva parlato Walsh questo mercoledì. Ma forse il punto è proprio questo», sottolinea il giornale.

Intanto nel paese si muore
Almeno 11 persone sono state uccise a Karachi in un attentato rivendicato dai ribelli talebani contro un candidato alle elezioni politiche in corso in Pakistan. Lo hanno indicato fonti giornalistiche e sanitarie. Si tratta del primo attentato accertato in questa giornata elettorale in cui i fondamentalisti islamici talebani avevano preannunciato degli attacchi. Un altro attentato ha in seguito preso di mira Peshawar, nel Nord-Ovest del Paese, e provocato almeno otto feriti.

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