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Questo articolo è stato pubblicato il 11 maggio 2013 alle ore 08:21.

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FIRENZE.
Il futuro dell'informazione è sempre più legato alle scelte politiche dei governi e dell'Unione europea. «In Italia, il settore ha bisogno di almeno 30 milioni all'anno di risorse pubbliche per sostenere lo sviluppo, l'innovazione e il nuovo welfare», dice Franco Siddi, segretario generale della Federazione nazionale della stampa (Fnsi). «Senza questo intervento - aggiunge - rendiamoci conto che molte realtà potranno diventare asfittiche, in un sistema già ora parzialmente ferito a morte».
Parlando al seminario su "Giornalismo e media italiani nella governance della Ue", tenutosi ieri a Firenze nell'ambito del Festival d'Europa in corso da martedì nel capoluogo toscano (oggi chiusura con la "Notte blu": 27 ore di eventi, una per ogni Stato dell'Unione), Siddi ha inoltre auspicato «l'adozione da parte di Bruxelles di una direttiva finalizzata a tutelare la vita e il pluralismo dei mezzi d'informazione. Un atto - spiega il segretario generale della Fnsi - necessario a dare il giusto peso al settore, anche nella percezione dell'opinione pubblica, perchè senza un'informazione libera e pluralista non c'è neppure democrazia».
Il tema è già all'attenzione delle istituzioni europee, come racconta Pier Luigi Parcu dell'Eui, l'Istituto universitario europeo di Fiesole che al giornalismo e ai media ha dedicato un corso: «I pericoli per l'informazione sono stati percepiti a Bruxelles, soprattutto dopo le recenti vicende ungheresi - dice il professore - purtroppo i poteri della Commissione in questo campo sono molto frammentati e andrebbero rafforzati. Come? Per esempio - aggiunge - riformando i trattati dell'Unione e introducendo la garanzia della liberta e del pluralismo per i media».
E proprio sul ruolo dell'informazione nella governance dell'Ue si sono confrontati giornalisti, politici e docenti, moderati da Daniela Stigliano (Il Mondo) e Luca Testoni (EticaNews). Per Dino Pesole del Sole 24 Ore c'è un problema di «qualità dell'informazione in materia d'Europa, ma anche i messaggi che arrivano de Bruxelles sono inadeguati», perchè manca una vera leadership dell'Unione e prevalgono le politiche dei singoli Stati. «Il deficit d'informazione - ha detto ancora Pesole - andrà superato dedicando maggiore spazio e attenzione alle notizie europee e veicolando l'informazione sui nuovi media, come i social network».
In Germania l'opinione pubblica vede le cose in «maniera completamente diversa dall'Italia - spiega Tobias Piller della Frankfurter Allgemeine Zeitung - sulle questioni europee siamo lontani anni luce, perchè in alcuni Paesi c'è troppa faziosità, mentre i giornali dovrebbero aiutare la corretta comprensione dei fatti». Al riguardo, Siddi sottolinea che «l'informazione è un bene pubblico. La cosa importante - conclude - è che sia i cittadini sia i poteri la pensino così». Non sempre accade.
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