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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 08:22.

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ROMA
Non è, per dirla con le sue parole, un «fallo di reazione», dopo la conferma della condanna nel processo per i diritti tv di Mediaset, che pure brucia ancora. Né lo scossone all'esecutivo che molti paventavano perché il Cavaliere spera di trovare una sponda nel governo Letta. Non solo per varare i provvedimenti «indispensabili per rilanciare l'economia», abolizione dell'Imu su tutti. Ma soprattutto per sottrarsi alla continua «persecuzione giudiziaria».
Silvio Berlusconi sale con questo spirito sul palco di Brescia in un clima reso caldo dagli annunci, poco graditi dal Pd, sulla presenza di alcuni ministri alla kermesse, a cominciare dal vicepremier Angelino Alfano. E, anche se lo zelante ufficio stampa del partito si affretta a smentire l'immagine di «una piazza divisa», rilanciata dalle agenzie, la dicotomia tra i supporter dell'ex premier, che lo acclamano, e i manifestanti dei centri sociali e dei Cinque stelle, è evidente. Tanto che, prima dell'arrivo del Cavaliere, si registrano alcune contestazioni (presi di mira Brunetta e Santanchè) e un militante del Pdl viene ferito a uno zigomo.
Il copione, come detto, è il consueto refrain che prende le mosse dal tema principe: l'accanimento di quei «magistrati politicizzati accecati dal pregiudizio e dall'odio nei miei confronti». A loro Berlusconi consegna un messaggio chiaro. «Potete farmi di tutto, ma non potrete mai impedire a molti italiani di volermi alla testa del Pdl, di essere il leader del Pdl finché molti milioni italiani lo vorranno». Avrebbe voluto, confessa, dedicarsi al Milan «per farlo tornare grandissimo». Ma, davanti al montare della recessione, al ritorno della sinistra e della sua parte estrema, e, soprattutto, «allo stato della nostra giustizia», ha deciso di fare dietrofront perché i giudici «vogliono eliminarmi visto che mi considerano l'unico ostacolo che da 20 anni si frappone tra la sinistra e il potere». I magistrati, però, rispondono a stretto giro con Rodolfo Sabelli, numero uno dell'Anm. «Sono accuse che respingiamo con fermezza, il solito campionario di insulti che sentiamo da tempo».
Dal Cavaliere, poi, non un affondo contro il Governo Letta che «è un fatto storico» e «che sosterremo lealmente». Verso la magistratura e la sinistra però non si risparmia. Definisce «assurdo» il verdetto di qualche giorno fa e soprattutto batte il tasto di una «grande riforma della giustizia», quella messa in campo senza successo dal Pdl nella passata legislatura - con annessi separazione delle carriere, parità tra accusa e difesa, responsabilità civile dei magistrati e intercettazioni - e per la quale è pronta la battaglia in Parlamento. Ma guai a pensare che sia una guerra personale. «Riformare la giustizia non è importante per Berlusconi, ma per gli italiani», dice. E cita il caso Tortora. «Sono innocente come lui». Incassando la replica delle figlie del conduttore di Portobello («un'altra storia, paragone inaccettabile»).
Poi tira fuori le battaglie del Pdl. Quella contro l'Imu innanzitutto. «Da giugno non si pagherà più, ma va eliminata per sempre». Quella contro l'Iva «che non deve aumentare» e contro «quel mostro di Equitalia a cui bisogna tagliare le unghie e che imperversa su famiglie e imprese». E a queste promette la detassazione delle nuove assunzioni e l'azzeramento delle autorizzazioni preventive.
Per ora, quindi, Berlusconi assicura fedeltà alla causa. Al punto da spostare da Milano a Roma la riunione dei gruppi parlamentari del Pdl prevista per domani quando, nel capoluogo milanese, riprenderà il processo Ruby. Prima, però, l'ennesima autodifesa sulla vicenda. «Non ho mai avuto rapporti intimi con Ruby, una ragazza che si era presentata con una storia terribile - spiega Berlusconi nello speciale in onda stasera su Canale 5 -. Alle cene non poteva succedere nulla di scorretto e imbarazzante. Non ho nulla da nascondere».
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