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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2013 alle ore 08:23.
Lungo la Trunk Road, alla confluenza tra le acque chiare dell'Indo e quelle melmose del fiume Kabul, si incontrano caserme di lucidi mattoni rossi, torrette, fortilizi, bocche da fuoco, e ovunque muri sormontati da filo spinato: è questo il mondo in grigio-verde che ha dominato per decenni il Pakistan. Quattro colpi di Stato militari, il primo di Ayub Khan nel 1951, l'ultimo, quello di Musharraf, nel ‘99: la democrazia è stata una parentesi tra un golpe e l'altro. Prima sono sorte le guarnigioni, i cantonment inglesi, poi è nato il Pakistan, un acronimo che significa la Terra dei Puri, che ebbe come padre della patria il laico Alì Jinnah, grande ammiratore di Ataturk.
Le elezioni in Pakistan - 180 milioni di abitanti, 86 milioni di votanti, e un arsenale atomico ragguardevole - sono un evento storico. Per la prima volta da quando venne fondato nel '47 con la partizione dell'India britannica, la transizione del potere avverrà da un governo di civili a un altro e ieri sera, a conteggio dei voti ancora in corso, l'ex premier Nawaz Sharif rivendicava la propria vittoria, con una maggioranza tale da consentirgli di governare da solo. Questa è la buona notizia. Quella meno buona è che la campagna elettorale è stata contrassegnata da un'ondata di attentati contro politici, giudici, laici: oltre un centinaio di persone uccise nelle ultime settimane. Nell'ultimo attentato, ieri, 11 morti e 36 feriti.
Il Pakistan, che ha subito prima l'amputazione del Kashmir e poi la secessione del Bengala nel '71, è un Paese a rischio, piagato da una serie infinita di problemi sociali, insanguinato dai Talebani, da storiche divisioni etniche, tra punjabi, baluchi, pashtun, e settarie - feroci quelle tra la maggioranza sunnita e gli sciiti senza dimenticare le violenze sui cristiani - dominato da un'élite politica corrotta costituita da dinastie familiari con contrasti insanabili, basti pensare ai Bhutto e agli Sharif, con un contorno di partiti religiosi e laici e qualche esponente di spicco come il celebre Imran Khan, ex campione del mondo di cricket e marito di Jemima Goldsmith, ereditiera britannica di origini ebraiche convertita all'Islam.
Il Pakistan, insieme all'Afghanistan, è il Paese dell'Asia più instabile ed esposto alla violenza terroristica, al collasso politico ed economico. Ad aprile ha negoziato con il Fondo un prestito d'emergenza da 5 miliardi di dollari perché le riserve di valuta sono precipitate a 6 miliardi. Su 180-190 milioni sessanta vivono sotto la soglia di povertà e perennemente al buio, in media 16-18 ore al giorno, per una crisi energetica che compromette persino la produzione industriale. Eppure è un Paese di grandi opportunità, anche per l'Italia che ha un interscambio di 1,7 miliardi di dollari mentre l'Eni è la compagnia straniera con il maggior numero di concessioni nel gas.