Tutto sull'Abenomics nel giorno del suo primo compleanno
di Stefano Carrer
12. Valutazioni finale e rischi

Finora ad Abe è andato tutto fin troppo bene, probabilmente al di là delle sue stesse migliori aspettative. Il primo rischio è che un ulteriore indebolimento dello yen provochi critiche e reazioni all'estero, che finora sono state contenute: tutti, per varie ragioni, hanno finto di credere alla tesi ufficiale secondo cui la nuova politica monetaria intende provocare inflazione e non _ almeno non intenzionalmente – un indebolimento del cambio.
Il secondo rischio è che sul fronte delle riforme il governo vada al di sotto delle aspettative e finisca per deludere.
Il terzo è che, per la legge vichiana delle conseguenze non intenzionali, l'inflazione finisca, arrivando, per portare più male che bene, visto, ad esempio, che i salari tenderanno probabilmente a crescere meno e i tassi potrebbe salire appesantendo ulteriormente l'onere del debito pubblico. Il quarto è che la banca centrale si ritrovi con un balance sheet troppo vasto e meno solido, e quindi con una credibilità diminuita.
La critica più benevola sottolinea che, al dunque, il Paese guadagna tempo con la solita formula dell'indebolimento del cambio per generare una ripresa trainata dall'export, il che sarebbe il vero scopo (l'inflazione sarebbe solo un target aggiuntivo quasi depistante e nemmeno poi tanto desiderato – non almeno al 2%). I più radicali, invece, paventano una crisi prossima ventura dello yen e del debito, in quanto la politica monetaria di Kuroda si avvicinerebbe pericolosamente all'"helicopter money", il denaro gettato a pioggia dalla finestra.
Più precisamente, secondo alcune Cassandre, questa politica è destinata al fallimento proprio perché persegue finalità potenzialmente autodistruttive: un Paese tanto indebitato non può permettersi un futuro rialzo dei tassi senza sfasciare le finanze pubbliche, ma se l'inflazione prendesse davvero piede questo rialzo difficilmente potrà essere evitato; se poi i tassi restassero così bassi come ora, sarebbe assurdo per le istituzioni finanziarie tenersi i bond statali nipponici in un contesto di inflazione: dovrebbero disfarsene provocando sconquassi. Gonfiare artificialmente gli asset finanziari e immobiliari, come sta facendo la banca centrale, sarebbe di per sé un rischio foriero di disastri; inoltre alcuni fattori strutturali (a partire da un trend demografico negativo che dire allarmante è poco) rendono illusoria l'idea di generare tassi di crescita economica tanto robusti da prorogare all'infinito il redde rationem del problema delle finanze pubbliche.
Il "denaro facile di Kuroda" potrebbe non tanto incanalarsi verso l'economia reale domestica, ma restare in ambito più strettamente finanziario o, peggio, fuggire davvero all'estero attirato dai maggiori ritorni. L'ipotesi di una futura e abbastanza improvvisa spirale ultra-rialzista di inflazione e tassi e di un vero e proprio crollo dello yen, insomma, non sarebbe del tutto da scartare.
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