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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2013 alle ore 17:06.

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BRUXELLES – Non c'è probabilmente cittadino europeo che non abbia in casa un portacenere o un piattino in cui svuota le tasche delle monete di piccolo taglio ricevute durante la giornata. Rispondendo a una richiesta del Consiglio e del Parlamento, la Commissione ha pubblicato oggi una comunicazione in cui ammette che le monete di uno o due centesimi di euro sono un costo e non esclude che il loro ritiro dalla circolazione possa rivelarsi la soluzione più appropriata.

«La Commissione ha consultato associazioni di imprenditori e consumatori, tesori nazionali, zecche e banche centrali sui benefici e sugli svantaggi del conio di monete da uno o due centesimi – ha spiegato il commissario agli affari monetari Olli Rehn in una dichiarazione scritta –. Affronteremo ora questa discussione con le parti in causa e gli stati membri per capire se emerge una chiara preferenza sulla quale poi basare una prossima proposta legislativa».

Nella sua comunicazione, la Commissione propone quattro soluzioni: lo status quo; l'emissione a un costo ridotto, modificando il materiale utilizzato; il ritiro integrale delle monete incriminate; la scomparsa graduale delle monete che nel tempo non verrebbero sostituite. Secondo l'esecutivo comunitario, il costo di coniare questi spiccioli è assai più elevato del valore intrinseco delle monete. Dal 2002 a oggi, la perdita cumulata degli stati membri è stata di 1,4 miliardi di euro.

L'atteggiamento dei cittadini europei è ambivalente. Da un lato, temono che la scomparsa delle monete da uno o cinque centesimi possa generare inflazione. Dall'altro, non danno loro importanza, spesso al momento di un pagamento le ignorano, e soprattutto non le rimettono in circolazione. A differenza delle banconote, stampate dall'Eurosistema, le monete sono coniate dai governi. Dal 2002 ad oggi ne hanno prodotte 45,8 miliardi (per un valore totale di 714 milioni di euro).

Oltre alle monete da uno e due centesimi di euro circolano nel mondo anche monete da 5, 10, 20 e 50 centesimi. Anche negli Stati Uniti circolano le monete da un centesimo, nonostante un uso limitato. Nel 2012, il costo di produzione ha provocato una perdita alla zecca americana di 58 milioni di dollari. Il segretario al Tesoro ha il potere di modificare la proporzione di materiali utilizzati (rame e zinco) nella produzione degli spiccoli per adattarsi alla fluttuazione dei prezzi.

Negli anni scorsi alcuni uomini politici europei, tra cui l'allora ministro delle Finanze italiano Giulio Tremonti, avevano sostenuto la necessità di trasformare la moneta di un euro in una banconota, citando ad esempio gli Stati Uniti dove esiste la banconota di un dollaro. Il diverso uso di banconote o di monete nei paesi europei ha spesso radici culturali. La proposta di Tremonti non ha avuto seguito. Proprio di recente l'Eurosistema ha messo in circolazione nuove banconote da cinque euro.

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