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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2013 alle ore 09:42.

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Riprende oggi a Grosseto l'udienza preliminare del procedimento per la tragedia della Costa Concordia, la nave naufragata il 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio e costata la vita a 32 persone. Definite le parti civile che saranno ammesse al processo, adesso sembra che serviranno al gup numerose udienze per stabilire chi degli indagati sarà effettivamente rinviato a giudizio. Non è affatto escluso che forse già oggi qualcuno di loro chiederà la concessione di riti alternativi, come il patteggiamento o il giudizio abbreviato.

L'ex comandante Francesco Schettino è accusato di naufragio, omicidio plurimo e lesioni plurime colposi, di abbandono di nave e di abbandono di persone incapaci a bordo. Gli altri indagati sono gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin per naufragio colposo, omicidi colposi, lesioni colpose, l'hotel director Manrico Giampedroni per omicidi plurimi e lesioni plurime colpose. A parte Schettino, personaggio-chiave della vicenda potrebbe rivelarsi, secondo i magistrati, il coordinatore dell'unità di crisi di Costa Crociere, Roberto Ferrarini, accusato di aver fornito false informazioni durante la gestione dell'emergenza a terra.

L'ex comandante della Concordia, Francesco Schettino, si è presentato anche oggi al Teatro moderno di Grosseto per l'udienza preliminare del procedimento per il naufragio del 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio. Non si è voltato verso i giornalisti e gli operatori, al suo arrivo.

La difesa
«Ci sono ancora tante cose da scoprire. Una su tutte accertare che il comandante in quel momento sulla nave non poteva rimanere». Così Francesco Pepe, avvocato di Francesco Schettino, all'inizio dell'udienza preliminare per la Costa Concordia, a Grosseto, torna a ribadire che il comandante é stato costretto ad abbandonare la nave. «L'imputazione dell'abbandono nave - aggiunge - è assurda». Il comandante «si é trovato in una posizione in cui era assurdo rimanere a bordo». Lui ci mette sempre la faccia. La richiesta di rito abbreviato «è una ipotesi possibile».

Così il secondo legale di Francesco Schettino, Domenico Pepe, prima di entrare all'udienza preliminare per il processo della Costa Concordia che vede sul banco degli imputati, oltre all'ex comandante Francesco Schettino altri cinque imputati.

«È stata colpa del timoniere»
«L'errore del timoniere è un punto di forza della vicenda». Francesco Pepe, legale dell'ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino, torna a puntare il dito sul timoniere, Jacob Rusli Bin. «Ci troviamo di fronte a due perizie che dicono che senza l'errore del timoniere la nave non avrebbe urtato. Secondo noi senza quell'errore non ci sarebbe stato l'incidente».

La simulazione
«È opportuna una simulazione con la nave gemella della Costa Concordia». Lo ha ribadito Domenico Pepe. La simulazione servirebbe a verificare «i punti d'urto, capire se tutti i sistemi hanno funzionato e verificare il corretto funzionamento delle scialuppe» ha concluso Pepe.

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