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Questo articolo è stato pubblicato il 14 maggio 2013 alle ore 13:18.

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Il difficilissimo accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese europee è all'ordine del giorno da alcuni mesi ormai. I dati della Banca centrale europea mostrano come prendere a prestito sia particolarmente costoso nei paesi del Sud Europa. Anche in Olanda il ministro delle Finanze Jeroen Dijsselbloem ha ammesso la settimana scorsa che le stesse società olandesi hanno difficoltà a ottenere linee di credito.

Le ragioni principali hanno a che vedere con la paura delle banche di prestare denaro a imprese che in un contesto economico molto difficile potrebbero avere improvvise difficoltà, soprattutto in quei paesi dove la recessione è particolarmente profonda. In Spagna, il 52% dei giovani tra i 18 e i 25 anni non ha un lavoro. In Grecia, il 2013 rischia di essere il sesto anno di recessione. In Italia, il debito pubblico è vicino al 130% del prodotto interno lordo e continua a essere un ostacolo alla crescita economica. Gli istituti di credito preferiscono tenere la liquidità in cassaforte, o parcheggiarla presso la Bce, tanto che l'istituto monetario sta riflettendo alla possibilità di adottare tassi d'interesse negativi, tali da indurre le banche a tornare a investire nell'economia piuttosto che a incassare un rendimento basso ma sicuro alla Bce. Tuttavia, Carlos Egea, un economista di Morgan Stanley a Londra, ha ipotizzato un altro motivo, che non esclude il precedente, per cui le banche preferiscono non prestare denaro alle aziende: la concorrenza dei titoli di stato.

Finora, alle banche è convenuto acquistare obbligazioni pubbliche piuttosto che dare credito all'economia. All'inizio dell'anno, il rendimento dall'acquisto di un titolo decennale italiano da parte di una banca, al netto dei costi di finanziamento e in proporzione all'utilizzo del capitale, era di circa il 33% annuo rispetto al rendimento di un prestito a una piccola o media impresa italiana senza rischio di credito di circa il 9% annuo. In marzo, le banche spagnole e italiane hanno acquistato rispettivamente 15 miliardi di titoli Bonos e 11 miliardi di titoli BTp. Si tratta del 25% e del 28% del totale delle emissioni nette previste nel 2013 (rispettivamente 59 e 40 miliardi di euro).

L'investimento in titoli di stato è stato considerato finora più premiante, e meno pericoloso. Finora. Naturalmente, gli acquisti di questi mesi hanno contribuito a un forte calo dei rendimenti obbligazionari. Di converso, per le banche il prestito alle imprese torna a essere potenzialmente più interessante. Sempre secondo Egea, oggi il ritorno finanziario di una linea di credito di una banca spagnola a una impresa del suo paese è di circa il 16% annuo, rispetto a un rendimento obbligazionario del 14% annuo su 10 anni e del 9% annuo su 5 anni. «I rendimenti obbligazionari - spiega l'economista - potrebbero essere vicini a livelli per i quali gli istituti di credito potrebbero essere più invogliati a prestare denaro piuttosto che ad acquistare titoli di stato».

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