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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2013 alle ore 11:08.

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Italia e Croazia alla battaglia del Prosecco. Con l'ingresso della Croazia nell'Unione europea, previsto per il prossimo luglio, si apre un fronte di conflitto vitivinicolo. Sul banco degli imputati finiscono ben due vini prodotti dalla Croazia: il Proshek e il Terrano. Se la prima etichetta si richiama fin troppo al Prosecco italiano, la seconda invece apre un terreno di conflitto con la vicina Slovenia.

Un nuovo caso Tocai in salsa croata
La vicenda per gli italiani richiama immediatamente alla memoria il caso del vino friulano Tocai. Una denominazione alla quale i produttori italiani hanno dovuto rinunciare a favore dei viticoltori ungheresi. Proprio nel corso di quella vicenda fu infatti sancito il principio geografico delle denominazioni. E cioè che il nome di un vino per essere protetto dalle norme comunitarie deve far riferimento a un'area geografica. E questa fu la ragione della sconfitta dell'Italia visto che in Friuli Tocai era semplicemente il nome del vitigno utilizzato mentre invece in Ungheria Tokaj è il nome di un luogo geografico.

I produttori di Prosecco però sono corsi ai ripari
Per questo la vicenda Tocai fece scuola in Italia, tanto che molti produttori (di varie aree del paese) corsero ai ripari modificando la denominazione dei propri vini. E fra questi uno dei casi più eclatanti ha riguardato proprio il Prosecco che fino a pochi anni fa era semplicemente il nome del vitigno (anche conosciuto con il nome di Glera). A partire dal 2009 invece fu realizzato un profondo restyling dell'intera denominazione che promosse l'area storica di Conegliano Valdobbiadene e dei Colli Asolani a Docg e diede vita a un'area Doc più ampia che arrivava a comprendere il piccolo paese di Prosecco in provincia di Trieste.

Col riferimento geografico il nome è blindato
Col riferimento al paese friulano di Prosecco, e in linea con le regole fissate da Bruxelles, il nome Prosecco è blidato e definitivamente attribuito al vino spumante italiano. Un'operazione lungimirante visto che a distanza di pochi anni, con il prossimo ingresso della Croazia nella Ue, si sarebbe riproposto un problema analogo a quello vissuto pochi anni fa dai produttori di Tocai.

Più complessa la situazione per il Terrano
Più difficile invece appare la ricerca di una soluzione per il Terrano. Un vino rosso, secco, acidulo tipico dell'Istria, del Carso sloveno e delle zone di Trieste e Gorizia. Il nome è contestato dai produttori sloveni anche se in realtà né in Slovenia né tantomento in Croazia c'è un'area geografica che fa riferimento al nome Terrano. «Il governo di Zagabria - ha detto il ministro per le Politiche agricole croato, Tihomir Jakovina - sta facendo tutto il possibile per proteggere a livello europeo questi due vini. In questo momento stiamo valutando varie soluzioni: da un possibile accordo con l'Italia e la Slovenia, fino a una mediazione della Commissione europea».

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