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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 11:03.

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Il colpo era atteso, ma non per questo meno doloroso. L'export italiano di marzo cede il 6% e porta in rosso il bilancio del primo trimestre, fatto che non accadeva dal 2009. Determinante è la frenata degli acquisti europei, giù del 9,9% nel mese, in passivo del 5,1% tra gennaio e marzo. Frenata attesa e in buona misura annunciata dai dati sul Pil diffusi ieri da Eurostat, con la Francia ripiombata in recessione, Spagna e Grecia in calo rispettivamente del 2 e del 5,3%, la Germania a cedere tre decimali di prodotto interno su base annua. E proprio Berlino, guardando ai dati dell'export, guida la retromarcia del nostro export, con un crollo del 10% a marzo, che sommato ai risultati dei mesi precedenti fa mancare alle nostre imprese ben 886 milioni di acquisti nel primo trimestre.

Germania che tuttavia è in buona compagnia, perché l'export nazionale arretra pesantemente anche nei confronti del nostro secondo partner, cioè la Francia, dove il calo è del 7,1%, mentre per la Spagna si registra un tracollo che sfiora i 20 punti. Acquisti mancati dall'Europa che valgono per noi ben 2,76 miliardi nel primo trimestre.

Il "soccorso" extra-Ue dunque non basta più e nonostante la crescita del 5% delle nostre vendite nei mercati più remoti, tra gennaio e marzo il bilancio globale finisce in rosso dello 0,7%, appesantito appunto dal calo europeo.

Bilancio che appare solo un poco più dolce eliminando dal calcolo l'energia, le cui riduzioni di prezzo hanno affondato l'export in valore. Per le sole attività manifatturiere il bilancio dei primi tre mesi è ancora positivo, ma di appena lo 0,4%.

Dal punto di vista settoriale nel primo trimestre resta il segno più per alcuni settori, tra cui alimentare, articoli in pelle e soprattutto farmaceutica (+16,5%). Benino anche i macchinari, anche se il +1% dei primi tre mesi è pesantemente frenato dal calo di quasi sei punti a marzo, dato del resto registrato da tempo dalle associaizoni di categoria guardando al calo degli ordini internazionali.

Il quadro resta pesante e le difficoltà italiane sono indicate espressamente nel crollo delle importazioni, con un calo di oltre dieci punti a marzo, del 7,4% nel trimestre. Un crollo della domanda interna che penalizza a sua volta proprio Berlino, dove forse inizia a farsi strada una visione diversa nel giusto mix di austerità e crescita. A marzo il nostro import da Berlino si è ridotto del 4,6%, di quasi sette punti da gennaio. L'unico dato positivo in questo scenario è il miglioramento del saldo commerciale, salito nel mese a 3,2 miliardi e quasi raddoppiato rispetto al 2012.

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