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Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2013 alle ore 16:55.

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Il terremoto dell'Aquila che ha portato al crollo tra gli altri della Casa dello studente "non era affatto imprevedibile". Lo sottolinea il giudice del tribunale dell'Aquila Giuseppe Grieco nelle motivazioni sulla sentenza di condanna di 4 imputati e assoluzione di altrettanti, depositate oggi. Il documento di circa 100 pagine cita anche statistiche internazionali: «È interessante considerare un altro dato fornito dai consulenti nel mondo vengono rilevati 120 terremoti di intensità pari a quello aquilano. Il terremoto dell'Aquila non rappresenta un caso eccezionale nel quadro della sismicità tipica dell'area e, addirittura, le sue caratteristiche sismogenetiche rientrano perfettamente in quanto previsto negli elaborati di pericolosità utilizzati per aggiornare l'assegnazione dei comuni alle zone sismiche e per definire gli spettri della nuova normativa di settore". Ecco perchè, conclude, "il vero discrimine per gli edifici crollati non è consistito nella violenza del terremoto e dei relativi picchi di accelerazione, bensì nei vizi progettuali, nelle carenze costruttive, negli errati interventi di manutenzione che hanno caratterizzato anche la Casa dello studente".

La triste storia della casa dello studente
Tra le motivazioni della sentenza si legge anche che per la vicenda del crollo della Casa dello studente, dove il 6 aprile 2009, morirono 8 giovani "i tecnici ( Berardino Pace, Pietro Centofanti, Tancredi Rosiconecondannati a 4 anni,) hanno colpevolmente e reiteratamente ignorato tutte le prescrizioni".
Per quanto attiene invece al tecnico dell'Azienda per il diritto allo studio che gestisce l'immobile, Pietro Sebastiani, condannato a due anni e mezzo, il giudice ha rilevato che lo stesso "non ha provveduto a fare il collaudo statico dell'immobile". Per tutti gli imputati l'accusa e' di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni colpose.
Il giudice Grieco è arrivato a queste conclusioni grazie al dossier di 1300 pagine della professoressa Gabriella Mulas del dipartimento di Ingegneria strutturale del Politecnico di Milano, nominta super perito al processo. Nel suo lavoro la Mulas ha ripercorso la storia dell'edificio costruito nel 1965, evidenziandone i difetti originali di realizzazione, "bastava aprire la prima pagina della relazione del progettista per capire il rischio di danni strutturali", disse in aula. Ma ha anche poi sottolineato i vari errori commessi nelle fasi di restauro, "soldi gettati nella spazzatura", la valutazione sempre in dibattimento. L'edificio era nato negli anni sessanta come palazzina di appartamenti in aggiunta a un deposito di farmaci. Nel 1979 divenne un palazzo utilizzabile per l'Università con servizi alberghieri per gli studenti più meritevoli attraverso l'Opera universitaria. Successivamente il palazzo privato divenne pubblico e cambiò la destinazione d'uso ad albergo per studenti. Nel 1982, abrogate le Opere universitarie, tutto il patrimonio diventò di competenza della Regione Abruzzo che lo ha gestito attraverso l'Azienda per il diritto agli studi universitari (Adsu).

Boschi: i sismi non si possono prevedere
«I terremoti finora non li ha mai previsti nessuno»: il sismologo Enzo Boschi, fra gli imputati nel processo dell'Aquila, risponde così all'affermazione contenuta nelle motivazioni della sentenza. "Allo stato attuale delle conoscenze - ha aggiunto - non si riesce a prevedere i terremoti. Quello che è possibile fare, e che i Paesi avanzati fanno, è rendere più sicuri gli edifici in modo da ridurre al massimo in danni".

Il sindaco: se ci sono delle colpe accertate è giusto che paghino
''Se la giustizia ha stabilito che ci sono delle colpe da parte dei tecnici è giuto che paghino''. Cosi' il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, ha commentato le motivazioni della sentenza. La mia analisi del terremoto e della nostra vicenda - precisa Cialente - è che in Italia tutte le persone che sono chiamate a compiere attività di controllo e di ispezione la fanno con un lassismo assoluto. Tutte le tragedie che avvengono nel nostro paese sono per incuria e routinarietà nei controlli''.

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