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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2013 alle ore 12:52.

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Fronte comune delle istituzioni per promuovere la lotta al discriminazioni e stereotipi in occasione della Giornata mondiale contro l'omofobia. Dal Quirinale, il capo dello Stato Giorgio Napolitano firma un messaggio in cui esprime il suo «pensiero particolare a quei giovani che per questo hanno subìto odiosi atti di bullismo che, oltre ad aggravare le manifestazioni di discriminazione, alimentano pregiudizi e dannosi stereotipi». Il presidente del Senato, Pietro Grasso, si spinge oltre, e auspica che lo Stato «si attivi non solo per il riconoscimento, ma anche per la concreta protezione dei diritti degli omosessuali». In linea l'appello alla politica della presidente della Camera, Laura Boldrini: «Gli omosessuali devono veder riconosciute giuridicamente le loro unioni anche in Italia».

Boldrini: completare il percorso normativo di una legge ad hoc
La cerimonia di celebrazione della Giornata internazionale contro l'omofobia e transfobia si è svolta presso la biblioteca del Senato"Giovanni Spadolini" ospitata a Palazzo della Minerva a Roma, presente anche il ministro per le Pari opportunità Josefa Idem. Nel suo intervento, la presidente Boldrini ha ricordato come il riconoscimento delle unioni omosessuali «avviene in 19 Paesi europei», e rientra tra le richieste dell'Europa, che sollecita dai Paesi membri non solo il rispetto dell'equilibrio dei bilanci ma anche progressi sul versante dei diritti. «Riconoscere diritti a chi non ne ha - ha aggiunto - non significa toglierne ad altri». La presidente della Camera ha anche auspicato l'approvazione di una legge sull'omofobia: «Nella scorsa legislatura sono state presentate diverse proposte di legge per introdurre l'aggravante di omofobia nel Codice penale e per inserire l'omofobia tra le tipologie di discriminazione sanzionate dalla legge
Mancino», ha ricordato. «Auspico che il Parlamento riprenda questo lavoro - ha aggiunto la Boldrini - e lo porti finalmente a compimento. Mi adopererò nell'ambito dei miei poteri, perché questo accada».

Grasso: approvare norme per prevenire le discriminazioni
Prevenzione e repressione del fenomeno omofobia al centro anche dell'intervento del presidente del Senato Grasso, che ha ricordato come un primo livello di tutela nei confronti degli omosessuali «è quello indicato dalle proposte di legge sul contrasto dell'omofobia e della transfobia che anche nella legislatura in corso, come in quelle precedenti, sono state presentate nei due rami del Parlamento. Obiettivo fondamentale di tali proposte è quello di intervenire sulle norme esistenti per prevenire e reprimere in modo specifico anche chi commette o chi istiga a commettere atti di discriminazione per motivi fondati sull'omofobia e sulla transfobia».

Priorità al II livello: la protezione concreta dei diritti
Ma Grasso ha posto l'accento soprattutto sul secondo livello di tutela, «quello che presuppone che lo Stato si attivi non solo per il riconoscimento, ma anche per la concreta protezione dei diritti degli omosessuali». Un terreno «politicamente molto controverso, ma che inevitabilmente le istituzioni democratiche saranno chiamate ad affrontare nei prossimi anni. Lo dovranno fare molto probabilmente nella convinzione che, come rilevato dalla stessa Corte europea dei diritti dell'uomo, il dilagare della discriminazione sessuale o legata all'identità di genere è inversamente proporzionale al livello di tutela giuridica riconosciuto alle coppie omosessuali. La sfida che si porrà innanzi alle istituzioni parlamentari è quindi imparare ad affrontare con lucidità queste dinamiche».

Idem (Pari opportunità): la prevenzione comincia dalla scuola
In sintonia con le parole di Grasso e Boldrini l'intervento della ministra Idem, concorde nel ritenere prioritaria l'adozione di norme di tutela dei diritti omosex e per il riconoscimento delle unioni civili. Necessario, però, anche intervenire «sul piano culturale, oltre che giuridico», per «scardinare gli stereotipi e i pregiudizi che stanno alla base degli atti e dei comportamenti omofobici e trans fobici». Si tratta, ha spiegato la ministra, di «cominciare dalla scuola», coinvolgendo tutte le componenti «per prevenire il disagio e favorire la cultura delle differenze e del rispetto dell'altro, in un processo di consapevolezza dei propri diritti».

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