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Questo articolo è stato pubblicato il 19 maggio 2013 alle ore 08:21.

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BERLINO. Dal nostro inviato
Ai tavolini del caffè St. Oberholz, in Rosenthaler Platz, nel quartiere Mitte di Berlino, i ragazzi sono chini sui loro Mac. Qualcuno lavora, in attesa di trovare uno spazio meno provvisorio, qualcuno viene per vedere e farsi vedere dai possibili finanziatori - venture capitalists, business angels - delle startup berlinesi. Qualcuno sogna la Silicon Valley, qualcuno pensa che la Silicon Valley sia qui, anzi la Silicon Allee (dal tedesco "viale"), come un blogger inglese ha battezzato la fioritura di nuove iniziative nel campo della tecnologia nella capitale della Germania.
Il St. Oberholz è dove tutto è nato, la culla dei raduni dei primi techies di Berlino. Ormai è affollato oltre il limite. Una troupe canadese si muove fra i tavoli girando un servizio. A dire il vero, Berlino sembra un luogo improbabile come nuova capitale delle tecnologia e di internet, anche se il blog Startup Genome la piazza 15esima al mondo fra i posti dove provare a far partire un'attività online.
Berlino non ha un centro accademico di eccellenza per le tecnologie, come Stanford per San Francisco o l'Mit per Boston, anche se è sempre stata un covo di hacker (sede niente meno che del Chaos Computer Club), a testimonianza, anche in questo, della natura alternativa della città. Non ha abbondanza di capitali, come gli Stati Uniti e Londra: i finanziatori sono più cauti e l'assenza quasi totale di startup che siano già diventate grandi fa sì che manchino gli investitori seriali. Non gode di fondi pubblici o di un'attenzione particolare dei politici, come Parigi, anzi la burocrazia è a volte soffocante e comunque strettamente legata all'uso del tedesco, a fronte di una realtà dove l'inglese è la lingua franca. L'agenzia di sviluppo della città è interessata ad attrarre startup ma poi non è che le segua in modo particolare. Non ci sono neppure dati ufficiali su quante siano. Secondo fonti del settore ne sono nate solo negli ultimi 12 mesi circa 500, circa un terzo di tutte quelle create dal 2008 in poi.
È chiaro che è in corso un'accelerazione. «Tre anni fa - dice Silvia Foglia, responsabile per l'Italia di Twago, una piattaforma che mette in contatto aziende e freelance per lavori a progetto nel mondo online - quando sono arrivata a Berlino, il fenomeno era molto limitato. Poi c'è stata un'esplosione». Il sindaco Klaus Wowereit ha fatto un giro l'altra settimana per Prenzlauer Berg, il quartiere della zona nord, al di là del toccante memoriale del Muro in Bernauer Strasse, la nuova roccaforte delle startup. «È venuto anche da noi. È sembrato tutto molto mediatico», sostiene Arianna Bassoli, una delle tre fondatrici di Frestyl, che lancerà il mese prossimo una app per la ricerca di eventi di musica dal vivo. Anche i politici si sono accorti del potenziale di Berlino come nuova capitale della tecnologia di internet. Il giovane ministro dell'Economia, Philipp Roesler, è andato a Silicon Valley con un gruppetto di neoimprenditori berlinesi. Il cancelliere Angela Merkel è sbarcata il mese scorso a Prenzlauer Berg ed è andata a visitare una delle rare startup già in utile, Wooga, che fa giochi online per smartphone e tablet. Ha cercato di mostrare un interesse genuino, ha fatto molte domande, ma alla fine è sbottata: «E c'è qualcuno che paga per questa roba?». In questo campo possiamo fare meglio, ha ammesso però la signora Merkel.
Eppure Berlino come capitale delle nuove tecnologie cresce. La spiegazione migliore sta nello slogan di Wowereit, «Berlino povera ma sexy». Entrambi gli aggettivi sono importanti come elemento di attrazione. La città resta a basso costo rispetto ad altre capitali europee, sia per gli alloggi, sia per gli uffici (e per i primi tempi si può sempre rimediare con il tavolino di un caffè), potendo contare sulle aree tuttora derelitte dell'ex Berlino Est che si stanno riqualificando e offrono spazi di lavoro condivisi, sia per il personale specializzato, anche se il boom dell'ultimo paio d'anni ha cominciato a produrre qualche rialzo di quotazioni.
L'altro elemento è però altrettanto decisivo: attirati da una città oggi considerata dalle generazioni dell'era di internet la più cool d'Europa, decine di giovani arrivano ogni settimana per mettere a disposizione le proprie idee e i propri talenti. I fondatori di SoundCloud, una piattaforma di scambi di musica che ha oggi 20 milioni di utilizzatori ed è considerata il maggior successo delle startup berlinesi, sono due svedesi, trasferitisi a Berlino esattamente per queste due ragioni: il basso costo di operazione e la vivacità culturale della città, soprattutto in campo musicale.
Inoltre qualcosa si sta muovendo, anche in modo spontaneo, per creare l'infrastruttura necessaria. Secondo uno studio del Fraunhofer Institut per la ricerca sull'innovazione, ci sono circa 500 investitori (molti venuti dall'estero) che nel 2011 hanno fornito agli stadi iniziali delle startup 926 milioni di euro. Si tratta di briciole rispetto ai 30 miliardi di euro l'anno che negli Stati Uniti finanziano lo stesso segmento, ma è un progresso. L'acceleratore europeo Startupbootcamp ha qui la sua sede principale: le ragazze di Frestyl lo hanno utilizzato per un programma di tre mesi molto intenso, alla fine del quale sono state in grado di mettere in piedi il proprio business e ora sono nella fase di chiusura del finanziamento. A novembre 2012 avevano partecipato insieme a un'altra decina di startup a un incontro con investitori organizzato dall'ambasciata d'Italia a Berlino e da Intesa Sanpaolo (che con la sua Startup Initiative ha portato le migliori realtà italiane a confrontarsi con potenziali finanziatori a Berlino e in altre 5 piazze estere). Un altro acceleratore è appena stato lanciato nella capitale tedesca dal colosso dei media tradizionali, Axel Springer, con il leader di mercato californiano Plug and Play Tech Center.

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