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Questo articolo è stato pubblicato il 21 maggio 2013 alle ore 18:39.

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Sarà niente più di un «intervento di «manutenzione». Utile a superare gli aspetti più controversi del Porcellum ora anche sotto gli occhi della Consulta. Ma a certe condizioni, fa capire chiaramente il Pd. Domattina si parte. Prima il vertice fra i capigruppo di maggioranza e il presidente del Consiglio. Poi, nel pomeriggio, l'audizione del ministro Gaetano Quagliariello dinanzi alle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato. Qualche caposaldo del percorso di riscrittura, affidato in primis al responsabile delle Riforme nell'esecutivo, viene dato comunque per acquisito in partenza.

Quagliariello (Riforme): «Intervento di manutenzione».
«La legge elettorale non è un'emergenza ma una cosa su cui mettere mano con un intervento di manutenzione per renderla costituzionale», ha messo in chiaro Quagliariello a margine di una tavola rotonda. Con l'accordo dei partiti si agirà, dunque, prima di tutto sul premio di maggioranza. Perché come dice lo stesso Quagliariello la legge elettorale funziona in base a una sorta di «lascia o raddoppia». Successivamente «dovremo impegnarci a fare la vera riforma insieme con quella dello Stato, della forma di governo e del bicameralismo». Una nuova legge elettorale, anche se transitoria, non potrà in ogni caso prescindere dall'impostazione dei democratici.

La priorità del Pd: superare il Porcellum attuale
Punta i piedi Guglielmo Epifani. Il segretario del Pd non è entrato troppo nel dettaglio delle modifiche gradite al partito dopo l'incontro alla Camera dedicato alle riforme. Di certo c'è solo il fatto che al Pd «il Porcellum non piace». «Un conto sono i problemi di salvaguardia, che ci sono, altro conto la definizione di una legge piuttosto che un'altra», insiste Epifani. All'incontro hanno partecipato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, il sottosegretario Sesa Amici, i capigruppo di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda, la presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, e il capogruppo in commissione a Montecitorio, Gianclaudio Bressa. «Abbiamo cominciato una discussione sul processo delle riforme istituzionali» in vista del via ufficiale in Parlamento previsto per il 29 maggio, ricorda il segretario del Pd, ma «è stata una prima ricognizione che proseguirà nei gruppi per la definizione di un orientamento».

Confronto interno al Pd per trovare una posizione unitaria
Al di là dei tratti unificanti non è un mistero che esistano posizioni differenziate sul punto dentro lo stato maggiore del Nazareno. Perciò i democratici intensificheranno le occasioni di confronto per velocizzare la ricerca di un punto di mediazione accettabile. Gianclaudio Bressa propone ad esempio di correggere il Porcellum tenendo conto dei rilievi della Consulta. Ma cancellare il premio di maggioranza o alzarne la soglia, più volte oggetto dei rilievi della Corte, comporterebbe di fatto il ritorno a una forma di proporzionale puro. Ed è la ragione per la quale un ampio fronte nel Pd guidato da Anna Finocchiaro è convinto dell'utilità di tornare al Mattarellum tout court. «Se si vuole dare un segnale di cambiamento e di salvaguardia - spiega il senatore del Pd Vannino Chiti - allora la scelta da compiere è quella di ripristinare la legge Mattarella: del resto, centinaia di migliaia di cittadini avevano firmato per promuovere un referendum volto a farla tornare in vigore». Il disegno di legge depositato ieri a firma Finocchiaro va proprio in tale direzione, recuperando il precedente meccanismo elettorale con un premio di maggioranza appannaggio della coalizione raggiunto il 40% dei voti. Le varie tesi si misureranno in commissione Affari costituzionali e lì si cercherà una sintesi, alla quale è verosimile che il governo contribuisca in veste di facilitatore. E a cui guarda da vicino il Quirinale, quanto mai interessato alla costruzione della safety net invocata dal premier.

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