Springsteen torna in Italia con quattro date. Napoli pazza per il «suo» Boss

Rieccolo. A un anno di distanza dall'esplosione di San Siro, dalla cena con Matteo Renzi a Firenze e dal bagno di folla di Trieste, il Boss torna a prendersi gli applausi del pubblico italiano, affettuoso con lui come con nessun altro nume dell'Olimpo rock. Per il secondo anno consecutivo Bruce Springsteen porta il «Wrecking Ball Tour» sullo Stivale, forte degli ottimi risultati al botteghino dell'estate 2012. Quattro date, qualcuna delle quali eccezionale per location e calore dell'audience: si parte da Napoli, dove il Boss si esibirà giovedì prossimo a piazza Plebiscito.

Si prosegue venerdì 31 maggio allo Stadio Euganeo di Padova, quindi di nuovo allo Stadio San Siro di Milano il 3 giugno, una delle ribalte preferite da Zio Bruce. Ritorno in Italia l'11 luglio, quando il Boss suonerà nella Capitale, all'Ippodromo delle Capannelle, per quello che probabilmente è l'appuntamento più atteso di Rock in Roma. Una data al Sud, una al Centro, due al Nord, corsa alle prevendite ovunque ché, quando c'è di mezzo Lui, i soldi del biglietto sono sempre ben spesi.

Passione napoletana
Giorni di attesa fervente ai piedi del Vesuvio, dove sono già partiti i lavori di allestimento del palco incorniciato tra la basilica di San Francesco di Paola e Palazzo Reale. La E-Street Band alloggia in città dallo scorso weekend, ma Springsteen e la moglie Patti Scialfa tardano di qualche giorno: per loro tappa obbligata in Germania, a Wiesbaden, dove la figlia Jessica, promessa dell'equitazione statunitense, si è cimentata con la prestigiosa Wiesbaden Pfingstturnier, una classica europea che per la cavallerizza 21enne potrebbe rappresentare una tappa di avvicinamento verso l'agognato l'obiettivo delle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016. E si sa che, quando i figli tagliano traguardi importanti, i genitori devono essere in prima fila ad applaudire. Pure se si chiamano Springsteen.

A Napoli il live act del Boss è il tema del momento, accanto all'addio alla panchina azzurra di Walter Mazzarri e alle speculazioni intorno al futuro sempre più incerto di Edinson Cavani. Te ne accorgi da una serie di «sintomi»: i caroselli dei fan tra gli hotel del Lungomare nella speranza di incontrare almeno un Nils Lofgren; i titoloni dei giornali locali che, un giorno dopo l'altro, scandiscono l'attesa a colpi d'interviste; la statuina del Nostro - in versione «Born in the Usa», giubbino di pelle e Telecaster – che puntualissima spunta tra i pastori di San Gregorio Armeno. Che, tra l'altro, come direbbe Roberto Benigni in versione Johnny Stecchino: «Nun gli somigghia pe' gnente».

I precedenti campani
Tutte le volte che il genio di «Darkness on the Edge of Town» è passato da queste parti ha lasciato il segno. Nel 1997, ai tempi del tour acustico di «The Ghost of Toam Joad», avrebbe dovuto suonare al San Carlo, tempio consacrato alla tradizione lirico-sinfonica. Il concerto rischiava di saltare per l'eccessiva richiesta di fitto della location e alla fine si ripiegò sull'Augusteo. Fu un'esibizione memorabile, in particolare per il dopo-show: Springsteen si affacciò dal balconcino del teatro e prima diresse la folla radunata in strada in «'O Sole mio», poi improvvisò chitarra e armonica «Thunder Road». Una volta tanto, a scattare foto allo spettacolo furono i membri dello staff della rockstar. Cambio di location in corsa anche nel 2006, quando il Boss avrebbe dovuto suonare nei giardini della Reggia di Caserta ma, causa avverse condizioni meteorologiche, si ritrovò al Palamaggiò con tutti e 17 gli elementi della Seeger Sessions Band. L'acustica del locale non era eccezionale, ma Zio Bruce fece i miracoli lo stesso. Questioni di empatia, probabilmente. Empatia e molto altro: qui tocca come al solito tirare in ballo la madre del Nostro, Adele Zirilli, figlia di immigrati di Vico Equense. Un po' di sangue napoletano nelle vene, quando imbracci uno strumento, riesce spesso a fare la differenza.

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