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Questo articolo è stato pubblicato il 24 maggio 2013 alle ore 21:22.

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È la grande incognita che pesa sulle elezioni amministrative di domani e lunedì. La crisi che ha avuto un impatto da tsunami sull'economia romana sarà in grado di sconvolgere anche gli equilibri politici della capitale? Le periferie, le zone socialmente più deboli della città, già nel 2008 furono determinanti per spostare la bilancia dal centrosinistra al centrodestra. Questa volta faranno sentire la loro protesta nel segreto dell'urna?

L'effetto dei tagli al settore pubblico
Eppure, nella prima fase della crisi (2008-2009) l'economia romana sopportò l'impatto del calo della domanda internazionale meglio del resto dell'Italia, grazie a una struttura produttiva incentrata sui servizi e la pubblica amministrazione. Ma dal 2010 ad oggi, i tagli del governo e le successive manovre per mettere in ordine i conti pubblici hanno dato il colpo di grazia.

La recessione accelera
Nel 2007 il territorio romano era tra i più ricchi d'Italia: nella classifica del Pil pro capite (32.800 euro) si piazzava al 5° posto, dietro solo a Milano, Bologna, Bolzano e Modena. Quest'anno, sono le stime di Unioncamere, il Pil pro capite scenderà a 28.300 euro, facendo scivolare la capitale all'8° posto.

Disoccupazione giovanile al livello del Sud Italia
Il dato che più preoccupa le imprese (e i politici) sono i numeri sulla disoccupazione, per l'impatto che essi hanno sui consumi e un'economia terziarizzata. Nel 2007 il tasso di disoccupazione era appena al 5,8 per cento, che tra gli uomini scendeva al 4,9% (molto vicino al 4% che gli statistici indicano come piena occupazione). Dopo 5 anni il valore è schizzato a 10%. Da far tremare i polsi soprattutto il tasso di disoccupazione giovanile, salito in 5 anni dal 26% al 40,1%, molto vicino alle medie shock del Sud Italia.

La stretta del credito
In questo scenario, l'economia romana non è rimasta immune dal credit crunch. I prestiti delle banche a imprese e famiglie sono scesi da 159,6 miliardi del 2007 a 147,4 miliardi del 2012. Senza più liquidità e con la domanda in calo, sono cresciute le aziende che hanno chiuso le saracinesche (hanno raggiunto le 22.872 unità l'anno scorso).

Turismo da record
Una nota parzialmente positiva viene dal turismo. Grazie soprattutto ai flussi provenienti dall'estero, a Roma nel 2012 si è registrato il record storico di 32,7 milioni di pernottamenti, in crescita anche rispetto ai 25,9 milioni del 2007 (il picco precedente). Tuttavia, gli operatori del settore (alberghi, ristoranti e agenzie di viaggio) non registrano ancora aumenti di fatturato significativi. Prima di tutto, i visitatori sono molto più attenti a spendere. Poi, la necessita di contendersi i pochi turisti dopo la stretta del 2008 aveva portato gli imprenditori del settore ad abbassare i prezzi (anche con punte del 40%), listini che non possono essere riallineati alla domanda con la stessa velocità.

Verso i mercati internazionali
Il secondo dato confortante arriva dall'export. L'economia romana resta sempre rivolta principalmente al mercato interno, ma sono sempre più gli imprenditori che, di fronte alla debolezza della domanda domestica, prendono la valigetta e si recano all'estero per cercare nuovi clienti. Le vendite all'estero nel 2007 erano a quota 6,8 miliardi. L'anno scorso hanno superato i 9 miliardi. Soprattutto, le aziende esportatrici dimostrano una buona capacità di diversificazione: metà delle vendite sono concentrate in Europa, metà verso i paesi extraeuropei.

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