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Questo articolo è stato pubblicato il 25 maggio 2013 alle ore 08:23.

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È stato un attacco particolarmente grave, che mette in luce la capacità offensiva dei talebani. Grave e simbolico. Perché ha colpito, ancora una volta, la capitale Kabul. Perché è stato organizzato nei dettagli e ha paralizzato uno dei quartieri più centrali della città. E soprattutto perché il commando ha preso di mira anche il personale straniero dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), uccidendo una guardia di sicurezza nepalese e ferendo almeno 11 dipendenti, di cui sei stranieri. Tra questi c'è una funzionaria italiana, in condizioni molto gravi. Oltre alla guardia nepalese, ha perso la vita anche un poliziotto afghano.
«La donna (italiana, ndr) è in condizioni decisamente critiche con ustioni molto gravi, sul 90% del corpo. L'abbiamo stabilizzata e dopo è stata stata trasferita nell'ospedale militare di Baghram», ha spiegato all'Ansa la presidente di Emergency, Cecilia Strada.
Per passare inosservati gli aspiranti kamikaze hanno indossato dei burqa, la veste femminile usata in Afghanistan che ricopre l'intero corpo dalla testa ai piedi nascondendo anche gli occhi. Dividendosi poi in due gruppi hanno dato il via a una battaglia urbana, utilizzando anche mitragliatrici di medio calibro e granate. Colpiti, anche se fino a ieri sera non era ancora chiaro, almeno tre luoghi nel distretto distretto di Borj-e Sharahah, una delle aree più centrali di Kabul dove hanno sede i vari servizi segreti, i ministeri, le organizzazioni internazionali e alcune ambasciate: il quartier generale della Afghan Public Protection Force - forse l'obiettivo principale - il compound delle Nazioni Unite che ospita i funzionari dell'Oim, e altri edifici. L'assalto, definito «ben coordinato» dal Ministero afghano della Difesa, è iniziato con l'esplosione di un'autobomba guidata da un kamikaze davanti alla guesthouse dell'Onu. Poi sono seguite altre due esplosioni e una lunga sparatoria intorno a due edifici durata almeno cinque ore.
La rivendicazione da parte degli talebani è arrivata quando la battaglia era ancora in corso. «Abbiamo attaccato un edificio che ospitava stranieri, tra i quali agenti Cia che addestravano le forze di sicurezza afghane del Direttorato nazionale della sicurezza (Nds)»: ha affermato il portavoce dei talebani Zabiullah Mujahid, citato dall'agenzia afghana Pajhwok.
La battaglia si è conclusa solo in serata quando portavoce del ministero dell'Interno afghano ha annunciato l'uccisione dell'ultimo dei 5 militanti che si erano asserragliati in diversi edifici.
Il compund dell'Oim sarebbe la Bakhtar Guesthouse, teatro di un gravissimo attentato nell'ottobre del 2009, due mesi dopo le controverse elezioni presidenziali che avevano riconfermato Hamid Karzai: un commando di talebani aveva attaccato la guesthouse, compiendo una strage: 5 espatriati (tra cui un americano), un civile e due guardie afghane furono uccisi. Altri nove membri dell'Onu furono feriti. L'Oim, organizzazione affiliata alle Nazioni Unite, opera a Kabul su richiesta del governo afghano. Tra il 2002 e il 2011 ha aiutato oltre 13mila afghani fuggiti all'estero a rientrare in Patria da almeno 20 Paesi.
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RITIRO PROBLEMATICO
Transizione critica
Il ritiro dall'Afghanistan della missione Nato-Isaf, composta da truppe di 50 Paesi è cominciato già nel 2011. Attualmente sono presenti poco meno di 100mila soldati e il 90% del territorio è sotto il comando delle forze afghane; entro giugno il passaggio di consegne sarà completo
L'organizzazione colpita
L'italiana rimasta ferita gravemente é una funzionaria dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni. Fondata nel 1951 é la principale organizzazione intergovernativa in ambito migratorio. L'Italia é uno dei paesi fondatori. Attualmente gli Stati membri sono 149

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