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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 12:13.

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Anders Golding (Olycom)Anders Golding (Olycom)

Conti correnti, titoli, cassette di sicurezza, azioni, partecipazioni e immobili della societá Riva Fire ma non strettamente funzionali all'attivitá dello stabilimento dell'Ilva di Taranto, aveva scritto il gip Patrizia Todisco nel disporre, venerdí scorso, un maxi sequestro per 8 miliardi e 100 milioni di euro nei confronti della capogruppo che controlla tutta le attivitá dei Riva. E cosí, nelle maglie della Guardia di Finanza, finisce anche un impianto sportivo che é nel perimetro dell'Ilva di Taranto, lungo la strada che dalla cittá conduce nel vicino comune di Statte.

L'impianto sportivo in questione é il poligono di tiro utilizzato dall'olandese Anders Golding, medaglia d'argento alle Olimpiadi di Londra dell'anno scorso, tiratore di skeet. Era fine luglio, Taranto era nel pieno della bufera Ilva perché il gip da pochi giorni aveva sequestrato senza facoltá d'uso gli impianti dell'area a caldo (cokerie, altiforni e acciaierie), si profilava quindi la chiusura della fabbrica e per questo migliaia di lavoratori erano scesi in strada bloccando la cittá. Disastro ambientale, la pesante accusa del gip; dobbiamo difendere il lavoro senza rinunciare alla salute, la risposta degli operai. Ma a migliaia di chilometri di distanza, Golding, 28enne, carpentiere nella vita e sportivo per hobby, appena sceso dal podio olimpionico fece una rivelazione ed ebbe un pensiero. La rivelazione: io trascorro a Taranto 50-60 giorni l'anno, mi alleno in un poligono di tiro che é all'interno della fabbrica siderurgica, e il mio allenatore é il tarantino Pietro Genga. Il pensiero: dedico la mia vittoria, la mia medaglia d'argento, ai lavoratori dell'Ilva di Taranto. Conosco quella gente a cui auguro di non perdere il lavoro. Nessuno, disse ancora Golding, deve perdere il lavoro.

Ovviamente fece un certo effetto sentire che nel clima festoso delle Olimpiadi qualcuno, e per giunta un olandese, si era ricordato del dramma di Taranto. Tant'é che il sindaco Ezio Stefáno cosí commentó: é una bella notizia, una piccola luce che ci fa sperare in una positiva evoluzione della vicenda Ilva. La positiva evoluzione, peró, arriverá solo molti mesi dopo con una legge che permette all'acciaieria piú grande d'Europa di continuare a produrre. Ma sará, come i fatti ultimi indicano, una tregua fragile perché adesso il sequestro dei beni della Riva Fire rischia di mettere di nuovo a repentaglio l'Ilva e non solo il complesso di Taranto ma anche i siti industriali di Genova, Novi Ligure, Racconigi e Marghera, specie dopo le dimissioni in blocco avvenute sabato scorso del cda della societá.

Al sequestro dell'impianto sportivo finito sotto i riflettori olimpici si arriva sia perché é un bene non strettamente funzionale alla produzione dell'Ilva di Taranto, messa al riparo dalla legge 231 dello scorso dicembre, sia perché il "setacciamento" compiuto dalla Finanza subito dopo il provvedimento del gip sinora ha fruttato circa un miliardo. Tutto il resto non si trova. Almeno per ora. E d'altra parte Emilio Riva e il fratello Adriano sono indagati per reati fiscali e valutari dalla Procura di Milano. Quest'ultima, che ha sequestrato loro un miliardo e 200 milioni sempre pochi giorni fa, li accusa infatti di aver svuotato le casse societarie e dirottato i soldi nel paradiso fiscale dell'isola di Jersey. I finanzieri, quindi, hanno trovato molto meno degli 8 miliardi e 100 milioni che il magistrato di Taranto ha indicato nel suo provvedimento e che ritiene, per equivalente, l'ammontare della somma che serve per la bonifica dall'inquinamento che i Riva e l'Ilva avrebbero dovuto effettuare e che invece non hanno fatto. Il sequestro, preventivo, é stato disposto in base alla legge 231 del 2001 (responsabilitá delle imprese) che dal 2011 é anche estesa ai reati ambientali. Proprio quelli per i Riva (Emilio e il figlio Nicola ai domiciliari, Fabio soggetto a procedura di estradizione dall'Inghilterra in quanto colpito da ordinanza di arresto in carcere) sono accusati a Taranto.
E da oggi, intanto, il dossier Ilva riapproda sui tavoli del Governo. Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, incontrerá l'ad dimissionario dell'Ilva, Enrico Bondi, arrivato in azienda appena un mese fa. Domani, invece, sará il premier Enrico Letta a incontrare sia Bondi che il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, anch'egli dimessosi sabato.

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