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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 13:17.

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Non è solo un salasso energetico, ma è soprattutto una nuova mina aggiuntiva alla già traballante competitività del sistema Italia. Eurostat certifica ufficialmente che dalla metà del 2011 alla metà del 2012 i prezzi dell'elettricità e del gas sono aumentati più velocemente di quanto è accaduto in media negli altri paesi europei, amplificando un pesante gap che già esisteva. La cosa riguarda la famiglie ma anche quel tessuto di piccole imprese che hanno strutture di costi assimilabili, e che costituiscono come noto la nervatura del nostro sistema economico.

Le ragioni del nuovo imbarazzante gap? I finanziamenti fuori controllo alle rinnovabili, che vengono appunto trasferiti sulle bollette elettriche. Ma anche l'effetto di spiazzamento delle energie verdi sulle centrali elettriche tradizionali, che creano tensioni sui prezzi alla Borsa elettrica e quindi sui parametri di riferimento per l'adeguamento delle componenti tariffarie governate dall'Authority di settore. Si aggiungono i ritardi nel trasferimento al sistema italiano dei benefici prodotti dalla crescita dei mercati spot del metano (con il quale produciamo, oltretutto, la parte preponderante della nostra elettricità) contrassegnati da una drastica contrazione dei listini rispetto ai tradizionali contratti di lungo termine "take or pay" da cui dipende ancora in maniera consistente il nostro paese.

Ma proprio sul versante del metano (e di conseguenza anche sulla generazione elettrica) dovrebbe presto arrivare un buon segnale di inversione di rotta. Con il nuovo sistema di calcolo degli adeguamenti tariffari messo in campo dall'Authority, che privilegia appunto le medie dei contratti spot, nei prossimi mesi il gap dovrebbe tornare a restringersi, sulla base dei segnali già arrivati nell'ultimo adeguamento trimestrale. Il paese (in attesa che la promessa si consolidi) ringrazia.

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