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Questo articolo è stato pubblicato il 27 maggio 2013 alle ore 18:18.

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Una suora ortodossa partecipa alla protesta contro la costruzione di una moschea nel centro di Atene (Afp)Una suora ortodossa partecipa alla protesta contro la costruzione di una moschea nel centro di Atene (Afp)

«Non vogliamo la sharia, vogliamo la Grecia e la religione ortodossa». Oppure: «No alla moschea, date i soldi alla scuola pubblica», gridavano centinaia di manifestanti ad Atene contro la costruzione della prima moschea nella capitale greca.

La decisione di costruire il primo centro ufficiale di culto musulmano con i soldi pubblici (un milione di euro in un periodo di grave crisi economica) in un sobborgo popolare della capitale ellenica sta suscitando ampie proteste popolari di stampo ultranazionalista, in un paese dove l'identità nazionale si fonde spesso con la guerra di liberazione dall'impero ottomano. La Grecia è l'unico Paese dell'Unione europea che finora non ha avuto luoghi di culto ufficiali né cimiteri per i musulmani. Esiste una sola moschea nel paese, in Tracia, vicino al confine turco dove c'è una comunità musulmana di 100mila persone.

«Innanzitutto – afferma una manifestante di Atene – ho paura perché in questa zona sono successi tanti incidenti con i musulmani. E poi, perché costruiscono la moschea qui e non nei quartieri ricchi di Atene? Pensano che noi siamo razzisti e loro sono bravi. Allora perché non la costruiscono là, così si accorgono di ciò con cui conviviamo qui ogni giorno». Nella sola regione di Atene, i musulmani sono più di 300mila. Pregano in oltre 100 moschee non ufficiali, per lo più in locali sotterranei, per i quali pagano l'affitto, ma che i proprietari, con l'avanzata dell'estrema destra, sono sempre più cauti a concedere.

«Una situazione che ricordava - aveva detto qualche mese fa or sono il premier Samaras - la Germania della Repubblica di Weimar, quel periodo da cui era scaturita l'ingresso al potere del nazionalsocialismo a Berlino».

La crescita di Alba dorata. Mentre Chrysi Avgi' (Alba Dorata, il partito filo-nazista greco) in base ai sondaggi mantiene saldamente il terzo posto nelle preferenze dei greci dopo Nea Dimokratia e Siryza, i tre partiti al governo litigano tra loro sull'opportunità o meno di approvare una legge antirazzista pur essendo tutti d'accordo sulla necessità di mandare un messaggio contro i sempre più numerosi fenomeni di razzismo e di violenza di ogni tipo contro il milione di immigrati clandestini che vivono in Grecia, paese con 11 milioni di abitanti complessivi.

La vicenda della moschea e la legge antirazzista stanno scaldando gli animi e infuocando la polemiche politiche tra i partiti. Le proteste sociali sono cominciate da quando il ministro della Giustizia, Antonis Roupakiotis, ha presentato in Commissione parlamentare un disegno di legge contro il razzismo e contro ogni tipo di violenza e di discriminazione su cui sono d'accordo il Pasok (socialista) e Sinistra Democratica, mentre Nea Dimokratia, il principale partito della coalizione governativa guidato dal premier Antonis Samaras, vorrebbe emendarne il testo perché sostiene che non serve una nuova legge contro il razzismo dal momento che esiste già la norma n. 927 del 1979 e, di conseguenza, la direttiva dell'Unione europea sulla questione non è impegnativa per la Grecia che per una volta ha già fatto i compiti a casa.

Sulla stessa linea si muove anche il governo di coalizione. La legge 927/1979, sostiene il Segretario Generale del governo Takis Baltakos, e' in effetti una legge contro il razzismo mentre il disegno di legge di Roupakiotis ha bisogno di alcune chiarificazioni soprattutto per quella parte che riguarda le sanzioni penali. Questa è la posizione che il premier Samaras portera' all'incontro con i due leader dei partiti che sostengono il suo governo - Evangelos Venizelos del Pasok e Fotis Kouvelis di Sinistra Democratica - per cercare di superare gli ostacoli e dare la luce verde alla presentazione del disegno di legge in Parlamento.

Dal canto suo, Syriza, il partito della sinistra radicale e anche il maggiore partito d'opposizione, ha detto di considerare «necessaria l'approvazione e la realizzazione di un rigido quadro legislativo che agirà da ostacolo e da deterrente alla violenza razzista e nello stesso tempo mettera' fine all'impunità dei crimini contro gli immigrati che ultimamente hanno assunto dimensioni incontrollate». Il riferimento è all'ultimo caso dove alcuni guardiani hanno fatto fucoo ferendoli su dei raccoglitori di fragole immigrati che avevano chiesto semplicemente di essere pagati.

Il leader di Syriza, Alexis Tsipras, accusa il premier conservatore di voler «congelare» il disegno di legge. «Nea Dimokratia - sostiene Tsipras - su ordine di Samaras congela il disegno di legge perche' in sostanza vuole cambiarne il contenuto chiudendo in questo modo un occhio su Chrysi Avgi». Il Pasok insiste, da parte sua, nel chiedere la presentazione in Parlamento del progetto di Roupakiotis perché - afferma -«l'approvazione del disegno di legge antirazzista costituisce un impegno internazionale del Paese ed una misura elementare di auto-protezione dello Stato democratico di diritto». Anche il terzo partito della coalizione, Sinistra Democratica di Fotis Kouvelis, vuole che il disegno di legge sia presentato in Parlamento e sia approvato sottolineando che «la soluzione del problema del disegno di legge si è 'de facto' trasferita a livello dei leader dei partiti di governo e nessuno può pregiudicare la decisione del Parlamento con dichiarazioni arroganti».

Una situazione molto intricata dove crisi economica e crisi sociale si mescolnao pericolosamente. Il Partito Comunista (Kke), ha espresso preoccupazione per il disegno di legge perché non se ne conosce ancora con precisione il contenuto. «Per una volta ancora - sostiene un comunicato del Kke - facciamo notare che il disegno di legge, contiene incorporata una direttiva dell'Unione europea che costituisce l'avanguardia per le misure repressive contro i piu' coerenti avversari dell'ideologia fascista e razzista. Il Kke si riserva a prendere posizione dopo la pubblicazione del disegno di legge». Da parte sua Chrysi Avgi, il diretto interessato, in un comunicato attribuisce tutta la manovra ad presunte quanto imprecisate 'potenze straniere». «Il mostruoso disegno di legge antirazzista - si legge nel documento - viene dettato da centri stranieri antiellenici che hanno come obiettivo di impedire l'impetuosa crescita del nostro partito. La commedia di un'asserita divergenza all'interno del governo e' inscenata per salvare il partito di Samaras ormai in disfacimento. Migliaia di elettori di Nea Dimokratia, ma anche di Syriza, entrano ogni giorno nelle file del nostro Movimento Nazionalista. L'unico razzismo che esiste in Grecia e' quello contro i greci e Chrysi Avgi' lottera' con ogni mezzo legale a sua disposizione per la sua abolizione». Una situazione davvero esplosiva dove la fragile situazione sociale mette a rischio i primi cauti progressi economici raccolti dal Governo Samaras che finalmente vede la fine del tunnel dopo sei anni di recessione.

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