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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 06:39.

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Turchia (+280%), India (+176%), Corea del sud (+114%), Russia (+89%), ma anche Paesi Bassi (+400%), Belgio (+91%), Austria (+32%) e, in misura minore, Germania (+1,2%). Le importazioni straniere di acciaio in Italia vanno di corsa. I «signori dell'acciaio» invadono il mercato italiano, andando a riempire, in molti casi, i «buchi» lasciati dall'Ilva nei mesi scorsi, quando gli impianti pugliesi sono stati costretti a marciare a singhiozzo. La fotografia congiunturale è scattata da Federacciai, ed è relativa all'andamento dell'import nei primi tre mesi dell'anno. A crescere in termini percentuali sono soprattutto gli operatori extra Ue più aggressivi, come i turchi e i russi, ma anche solide realtà già ben strutturate nei centri servizi italiani, come indiani e coreani. In aumento anche gli operatori continentali, ArcelorMittal su tutti.
È molto probabile che l'aumento delle importazioni sia connesso alle difficoltà del principale operatore nazionale del settore. «La sensazione - spiega Carlo Mapelli, docente del Politecnico di Milano - è che i player stranieri abbiano aumentato le loro quote di mercato in Italia. Senza dubbio le difficoltà di Ilva hanno inciso in maniera determinante in questo periodo».
Complessivamente, sempre secondo Federacciai, nei primi mesi dell'anno l'aumento delle importazioni è stato trainato da quelle dai Paesi extra-Ue (619,4 mila tonnellate, +46,5%) e in misura inferiore dei Paesi dell'Unione europea (607,4 mila tonnellate, +13,2%). Nello stesso periodo la quota italiana sul mercato europeo è calata dal 17% al 14,8%. Contestualmente, sono aumentate le quote di produzione di Germania (da 24,7% a 26,1%) e Regno Unito (da 4,3% a 6,6%). In lieve miglioramento anche Francia, Spagna, Austria e Belgio. «Senza dubbio l'effetto Ilva si è fatto sentire nei primi due mesi e anche alla fine dell'anno scorso - spiega Roberto Villa, ad italiano di Stemcor, uno dei principali trader d'acciaio mondiali -. Pur venendo a mancare sul mercato italiano una grande quantità di materiale, però, non abbiamo avuto un effetto di sostituzione epocale, e questo la dice lunga sulle difficoltà del mercato dell'acciaio in questo momento».
Sostanzialmente, sempre secondo l'analisi di Stemcor, sono gli operatori europei come ArcelorMittal ad avere approfittato maggiormente della situazione. «Anche i turchi hanno incrementato parecchio sui prodotti piani - aggiunge Villa -, insieme a russi e ucraini». Da non sottovalutare nemmeno i cinesi, come Baosteel ed Hebei (il tipo di produzione di Ilva non è soggetto a dazio): rispetto a qualche anno fa, oggi gli operatori orientali possono vantare una struttura migliore e un'organizzazione più capillare e riforniscono con continuità anche grossi centri servizi e laminatori di grossi dimensioni, come per esempio Marcegaglia. «Nel breve e medio periodo - conclude Villa - la situazione potrebbe essere più devastante. Se non si risolve la situazione in Puglia, senza dubbio i cinesi, i turchi e le altre acciaierie europee acquisiranno ulteriori quote sul mercato interno».
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