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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 19:34.

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Lorenzo Necci (Imagoeconomica)Lorenzo Necci (Imagoeconomica)

«Un uomo ad alta velocità in un Paese bloccato»: all'Ara Pacis di Roma il convegno organizzato dalla Fondazione Lorenzo Necci, da "Roma incontra" e dall'Agenzia Dire sul libro che raccoglie gli scritti del manager scomparso. La proposta: intitolargli una delle grandi stazioni dell'alta velocità Sono quattro le emergenze dell'Italia: la questione istituzionale, quella morale, il nodo della competitività e del debito e gli investimenti sulle infrastrutture. A mettere in fila vent'anni fa nei suoi scritti quelle che ancora oggi sono le emergenze nazionali è Lorenzo Necci, il manager pubblico che inventò l'alta velocità ferroviaria in Italia. Scritti che ora sono stati raccolti in un libro «Memento, la mia storia (edizioni Magi).

Un uomo ad alta velocità in un Paese bloccato
A ricordare a Roma in un convegno all'Ara Pacis la figura di Lorenzo Necci sono stati molti dei protagonisti (politici e non) di allora e di oggi che lo descrivono come un grande innovatore, un manager con una visione oltre che uomo di cultura in grado di passare dalle idee all'azione. A cominciare dalla figlia Alessandra che ha ricordato il padre, scomparso sette anni fa, come convinto sostenitore delle infrastrutture e che «per tutta la vita ha lottato contro la svendita del Paese». Gianni Letta ha sottolineato «la visione non comune di un manager che sapeva pensare in grande, vedere in anticipo e più in là degli altri». Su quella rete immaginata da Necci, ricorda l'ex sottosegretario di palazzo Chigi, oggi corrono i treni di Fs e Ntv.

Il presidente della commissione Lavoro al Senato, Maurizio Sacconi, ricostruendo le vicende giudiziarie di Necci - 42 procedimenti e solo una condanna per un episodio marginale -, ha fatto un parallelo sulla recessione di oggi e i primi Anni 90: «L'Italia ha smesso di crescere per mano interna, per un trauma non assorbito che è stato quello di Tangentopoli». Per il vice presidente del Senato, Maurizio Gasparri, «Se l'Italia è un pò più moderna lo deve anche a Necci». E oggi, sottolinea la presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Anna Finocchiaro, «Non è più il tempo di agire fuori da una visione, da una strategia». Sulla stessa scia Luciano Violante: «La visione è fondamentale, ieri come oggi. Ma per questo serve la continuità».

Intitolare una stazione ad alta velocità a Necci
«Sarebbe giusto intitolare una delle grandi stazioni dell'alta velocità a Lorenzo Necci». A suggerirlo è Giuseppe Sciarrone, amministratore delegato Ntv e in passato collaboratore di Necci, che ricorda come per questa infrastruttura «gli hanno tagliato le ali con le persecuzione giudiziaria, e per 10 anni hanno impedito che le ali ricrescessero». Ercole Incalza, capo della Struttura tecnica di missione del ministero Infrastrutture e trasporti, ha ripercorso lo scetticismo dei giornali e del mondo economico di allora sul progetto dell'alta velocità. «Dissero che era irrealizzabile, arrivarono critiche gratuite e pesanti». Necci nel 1990 venne nominato capo delle Fs e si occupò della trasformazione delle Fs in società per azioni di cui ne divenne amministratore delegato. Carica che ricoprì fino alla metà del 1996 quando fu travolto dalle prime inchieste giudiziarie.

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