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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 06:41.

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ROMA
Ieri è stato il giorno dell'ufficializzazione dei dati. Da oggi inizia il conto alla rovescia verso il ballottaggio del 9-10 giugno nella capitale. Si parte dal netto vantaggio di Ignazio Marino (Pd e Sel), al 42,6%, nei confronti del sindaco uscente Gianni Alemanno (Pdl, Fratelli d'Italia e La Destra), al 30,3%. Un distacco su cui pesano due incognite. Primo, come si comporteranno gli elettori dei secondi migliori, Marcello De Vito (Movimento 5 Stelle, 12,4% al primo turno) e l'imprenditore indipendente Alfio Marchini (9,5%). Secondo: i non votanti al primo turno si recheranno alle urne o l'astensione toccherà un nuovo record?
«Andrò sicuramente a votare al ballottaggio» ha detto Marchini. Che però ha aggiunto che «sarà difficile trovare una piattaforma comune» con gli altri partiti. L'imprenditore non ha fretta e conta soprattutto a consolidare i suoi consensi (pensa già alle prossime europee). Il Movimento 5 Stelle invece è orientato per il non-voto («votare Marino o Alemanno un errore», scriveva in un tweet ieri il M5S Roma) in base al principio grillino del «nessun accordo con i partiti». Marino, che sente il vento in poppa, apre ai due outsider: «Con il Movimento 5 Stelle molti temi sono condivisi», ha sottolineato. Marchini e il M5S sono per il cambiamento – è il ragionamento del centrosinistra – e Marino rappresenta il cambiamento rispetto ad Alemanno. Intanto, i risultati delle preferenze in consiglio comunale consolidano il Pd, con l'asse tra il segretario regionale Enrico Gasbarra e il presidente della Regione Nicola Zingaretti, sponsor di Marino. In cima alle preferenze c'è Estella Marino (che certo ha anche beneficiato dell'omonimia con il candidato sindaco), vicina a Zingaretti, seguita da Mirko Coratti (Gasbarra) e Fabrizio Panecaldo (vicino al premier Enrico Letta). Bene anche Sel (6,3%) che ha un legame di ferro con Zingaretti in Regione.
Alemanno e il Pdl sanno che la sfida è proibitiva, ma non impossibile. Nel 2008, tra primo e secondo turno, il sindaco uscente guadagnò 108.614 voti e Rutelli ne perse 82.402. Se si ripetessero questi trend, Alemanno vincerebbe bene. Per questo oggi il primo cittadino ha convocato i vertici e i candidati delle liste che sostengono la sua candidatura, per dire che la campagna non è finita e bisogna mobilitare tutte le energie per portare alle urne gli elettori di centrodestra che si sono astenuti. Un tentativo verrà fatto anche con De Vito e Marchini, ma senza insistere troppo: sono considerati due outsider non in grado di orientare i propri voti. «Roma è una città grande dove conta molto il voto d'opinione, per sua natura più volatile», spiega Vincenzo Piso, coordinatore Pdl Lazio (vicino al sindaco). Si punterà sulle misure più «popolari» adottate dalla Giunta (come l'addio a Equitalia), sulla scia di quanto fatto da Berlusconi con l'Imu. L'altra carta è il faccia a faccia con Marino (ne sarebbero previsti due), dove potrebbe emergere la maggiore conoscenza della città da parte di Alemanno rispetto a quelle del chirurgo genovese. Può confortare anche la performance della sua vicesindaco uscente, Sveva Belviso (vicina al senatore Andrea Augello, uomo forte del Pdl in regione e fidatissimo di Alemanno) è risultata la candidata con più preferenze (oltre 11mila).
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