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Questo articolo è stato pubblicato il 29 maggio 2013 alle ore 14:43.

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Svizzera apre sul segreto bancario. Accordo con gli Stati Uniti sullo scambio di informazioni

Il primo passo ufficiale per la caduta o almeno l'attenuazione del segreto bancario c'è stato. La Svizzera ha annunciato di aver raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per lo scambio di informazioni sui fondi depositati presso gli istituti di credito elvetici e non dichiarati al Fisco statunitensi. Ad annunciarlo è stato il ministro delle Finanze di Berna, Evelinen Widmer-Schlumpf. Il Governo ha presentato al Parlamento un progetto di legge, che potrebbe essere approavto già nelle prossime settimane, per fissare una base di partenza con cui le banche della Confederazione potranno risolvere le dispute con l'amministrazione finanziaria degli Stati Uniti. In pratica, un via libera a un patteggiamento plurimiliardario: le prime stime valutano, infatti, in 10 miliardi di dollari (poco più di 7,7 miliardi di euro) la somma che le banche svizzere dovranno pagare per chiudere le vertenze aperte.

Niente dati dei clienti
Un'offerta unilaterale quella arrivata da Washignton che il Governo svizzero non ha potuto negoziare allineandosi completamente alle richieste arrivate dagli Stati Uniti. Il ministro non ha fornito dettagli sul calcolo delle ammende che le banche svizzere, chiamate a decidere se aderire o meno all'intesa, dovranno pagare anche se ha precisato che la Svizzera non pagherà nulla.

La legge limitata a un anno dovrebbe entrare in vigore subito dopo la discussione alle Camere. La proposta di legge autorizza le banche a fornire alle autorità statunitensi «informazioni concernenti relazioni d'affari con soggetti statunitensi e dati su persone coinvolte negli affari statunitensi delle banche in questione». L'autorizzazione - precisa la nota ufficiale diffusa dal Governo svizzero - non comprende i dati di clienti e le informazioni sul conto. La pubblicazione di questi ultimi è possibile solo nel quadro di una procedura di assistenza amministrativa sulla base di una convenzione per evitare le doppie imposizioni.

Il governo chiederà al Parlamento di adottare rapidamente la proposta. L'urgenza è motivata «dall'indisponibilità degli Usa ad attendere ulteriormente una regolarizzazione del passato delle banche svizzere». Inoltre se le banche non venissero autorizzate alla collaborazione con le autorità statunitensi, non sarebbe da escludere l'apertura di altre inchieste penali o azioni nei confronti di istituti bancari.

L'Ubs, la più grande banca svizzera, è stato il primo istituto di credito finito nel mirino della giustizia statunitense. Nel 2009 è stata anche condannata a pagare di 780 milioni di dollari per aver aiutato contribuenti statunitensi a non pagare le tasse e a rilevare i nomi di circa 4mila clienti. Il problema, però, si è esteso e sono diventate almeno 13 le banche svizzere sotto osservazione degli Usa.

Gli altri passi avanti
L'accordo rappresenta un passo avanti sulla via della progressiva attenuazione del segreto bancario. Nelle scorse settimane erano già circolate voci su una possibile decisione da parte delle banche elvetiche di rivedere le norme a protezione delle informazioni top secret sui conti stranieri nella Confederazione. Il quotidiano Les Temps aveva anticipato, per esempio, che si stava ragionando sull'apertura dei depositi alla richiesta di informazioni da parte delle autorità fiscali di Paesi stranieri anche perché il sistema degli accordi bilaterali già siglato si starebbe rivelando troppo costoso.

Anche l'Unione europea, a maggior ragione dopo il vertice di Bruxelles della scorsa settimana, sta spingendo molto per arrivare a uno scambio di informazioni bancarie con la Svizzera e con i Paesi (anche all'interno dell'Unione) ancora arroccati a difesa del segreto, come Austria e Lussemburgo.

La politica degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti stanno lavorando da tempo per stringere accordi di collaborazione con altri Paesi europei per facilitare il passaggio di informazioni sui contribuenti Usa che hanno dati all'estero. Italia, Francia, Germania, Spagna e Regno Unito hanno sottoscritto un accordo con Washignton per lo scambio dei dati in base alle regole Fatca. La sigla sta per «Foreign account tax compliance act» ed è la legge voluta dall'amministrazione Obama nel 2010 per contrastare l'evasione fiscale tramite società offshore e paradisi fiscali. Il pacchetto di regole, che entrerà in vigore con diversi step dal 1° gennaio 2014, permetterà alle autorità Usa di raccogliere informazioni sui conti bancari, gli investimenti e i redditi dei cittadini americani all'estero.

twitter@par_gio

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