Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 06:42.

My24


ROMA
Partita tre giorni fa e circolata fino a ieri pomeriggio con un tam tam discreto ma poi frenetico, la voce era una sola: «Al prossimo Consiglio dei Ministri sarà nominato il nuovo capo della Polizia. È sicuro». Ieri sera, invece, le certezze sono crollate. E forse ancora oggi nessuno saprà se alla prossima riunione di governo sarà designato l'erede di Antonio Manganelli, scomparso il 20 marzo. Tempi così lunghi non si sono mai visti e sono ingiustificati, vista la delicatezza del ruolo. Ma in atto c'è uno scontro finora indomabile di poteri, politici e non. Non c'è solo mancata unità nella maggioranza di governo: restano divisioni interminabili e in apparenza insanabili persino all'interno di ogni partito, Pdl in primis. Il Capo dello stato, Giorgio Napolitano - nel 1996 è stato ministro dell'Interno con Romano Prodi - segue con attenzione e preoccupazione la vicenda. La verità è una sola: per la mole di problemi accumulatisi negli anni, causa tagli incessanti alle risorse, la Polizia oggi è una pentola a pressione. Se non scoppia, possono però esplodere le numerose singole sofferenze.
La lista sembra infinita. Mesi e mesi di straordinari arrestrati e non pagati, non quattro spiccioli ma almeno 2-300 euro al mese per chi ne guadagna 1.500 o anche meno. Assunzioni, un lontano ricordo: dal 2010 a oggi ci sono 13mila agenti in meno in tutta Italia, circa 98mila in totale. Età media a livelli semi-geriatrici: quella dei sovrintendenti è 47 anni, gli ispettori a 49 anni, agenti e assistenti - i primi gradi - a 39. Personale che deve fare ordine pubblico, per intendersi. Per non farsi mancare niente, torna lo spettro del blocco dei contratti, delle indennità accessorie e delle promozioni, fissato nel 2010. Con il paradosso di questori di nomina recente che, rientrati nel blocco, guadagnano meno dei loro vice, promossi prima. E oggi i sindacati del comparto difesa e sicurezza sono in audizione in Parlamento per la temuta armonizzazione delle loro pensioni con quelle del resto del pubblico impiego.
Ma l'agenda di problemi del Capo che non c'è è ancora fitta. Il dipartimento di Pubblica sicurezza, retto dal vicario Alessandro Marangoni, e i sindacati, provano di continuo, e finora con successo, a sedare le tensioni dei poliziotti, c'è chi ormai non ce la fa più, magari dopo turni massacranti di vigilanza in val di Susa. Un quadro che incide - è inevitabile - anche sull'attività investigativa. Marangoni, vista l'attesa sulla nomina, ha sospeso i lavori del consiglio di amministrazione del Viminale: in programma ci sono 20 questori e 70 dirigenti di polizia da nominare in tutta Italia, non uno scherzo. Entro settembre vanno in pensione quattro direttori centrali del dipartimento (segreteria del capo, immigrazione, anticrimine e affari generali) e fino all'anno prossimo la fuoriuscita per congedo degli altri dirigenti sarà quasi totale. Se poi si conferma il ritorno al progetto di abolizione del province, come ha annunciato il ministro Del Rio, il rischio di trascinarsi dietro l'abrogazione di prefetture e questure è certo e concreto.
Ma alla fine la nomina del capo della polizia non è solo questo, è molto di più. Il ministro dell'Interno è l'autorità nazionale di pubblica sicurezza, il successore di Manganelli è considerato «l'autorità tecnica». È un primus inter pares con i comandanti generali dell'Arma e della Finanza, ma senza dubbio con più poteri. I fautori di un capo della polizia proveniente dai ruoli Ps ricordano che finanzieri e carabinieri ora hanno un loro comandante generale
(prima proveniva dall'Esercito). E così, aggiungono, deve essere anche con la Polizia. Ma il «capo della polizia-direttore generale della pubblica sicurezza» come recita la legge n. 121/1981, tuttora in vigore, è un prefetto che può provenire anche da quelli «doc». Un'altra polemica lacerante, a dir poco, che deve risolvere il ministro Angelino Alfano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA SCELTA
Il nome proposto dal Viminale
Antonio Manganelli è morto lo scorso 20 marzo: aveva 62 anni ed era capo della Polizia dal 2007. Per la scelta del suo successore la maggioranza di governo non è ancora riuscita a trovare un accordo. Uno stallo che preoccupa il Quirinale dal quale sarebbe arrivato l'invito al Governo a fare presto
Secondo le norme è il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, a proporre in Consiglio dei ministri il nuovo capo della polizia. Tra i candidati sono circolati i nomi del prefetto Alessandro Pansa, capo del Dipartimento affari interni e territoriali del Viminale, del prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro e del capo della Protezione civile, Franco Gabrielli

Shopping24

Dai nostri archivi