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Questo articolo è stato pubblicato il 30 maggio 2013 alle ore 10:42.

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Pechino nega pressioni sui Paesi dell'Unione europea per ottenere la bocciatura dei dazi (Pechino "non influenzerà nè spaventerà mai" alcun paese europeo, si legge in una nota ufficiale).

Ma i produttori di pannelli solari hanno altri pensieri per la testa e pigiano l'acceleratore sulle vendite in direzione diametralmente opposta all'Europa.
Tolti gli Stati Uniti, i primi ad innalzare le barriere contro i pannelli cinesi, resta l'America del Sud.

Il timore che i dazi al 47% all'import di pannelli cinesi possano davvero entrare in funzione dal prossimo 6 giugno sta spingendo alcuni produttori, specie della provincia dello Zheijiang a intensificare l'export.

Il Cile, soprattutto, da qualche tempo è diventata una meta appetibile per i produttori cinesi ammalati di sovrapproduzione.

Ma è la miriade di produttori più piccoli rispetto ai colossi Trina Solar, Jinko Solar, Yingli e Suntech si sta orientando altrove: il Sole 24 ore ha sentito una serie di imprenditori con interessi economici in Italia che da qualche tempo stanno aprendo gradatamente il mercato del Sud America al solare Made in China.

Se nel 2012 sono stati installati, a livello globale, moduli per 28,8 gigawatt, un aumento di solo il 2% rispetto all'anno precedente, adesso diventa importante dove piazzarli, questi pèannelli.

Sicuramente ben lontani dalle minacce dell'antidumping.

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