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Questo articolo è stato pubblicato il 31 maggio 2013 alle ore 13:19.
Alessandro Pansa, 62 anni il prossimo 9 giugno, di Eboli in provincia di Salerno, oggi approda al timone del Dipartimento di Pubblica sicurezza corona una carriera di successi nella Polizia e al ministero dell'Interno. «Il più prefetto dei poliziotti» si dice di lui, a testimoniare un aplomb e uno stile di solito riferito ai dirigenti della carriera "doc".
Ma sbirro Pansa lo è senza dubbio alcuno dietro il carattere cordiale ma riservato, preciso ma mai pedante, diretto ma sempre misurato. I suoi successi allo Sco, il servizio centrale operativo della Polizia di Stato dove ha lavorato fianco a fianco con Antonio Manganelli e Gianni De Gennaro nella guerra alla mafia, ancora si ricordano.
Al dipartimento di Ps Pansa si è occupato anche di immigrazione, di anticrimine, è stato vicecapo della Polizia con delega alla Criminalpol, ma poi ha dovuto fare i conti con l'emergenza rifiuti in Campania. Fino a guidare la prefettura di Napoli – che insieme a quelle di Roma e Milano sono considerate sedi "A super", il massimo livello – da sempre appannaggio dei prefetti "doc". Così come a loro è sempre stato attribuito al ministero dell'Interno il dipartimento Affari territoriali ma poi nessuno si è opposto alla designazione di Pansa.
Un poliziotto sui generis, questo è sicuro, con un'attenzione non comune per le letture, la ricerca continua di innovazioni tecnologiche, una capacità di guardare avanti e di cambiare. E pochi sanno che Pansa tra i primi ha colto la necessità di aggredire i mafiosi sul terreno più fragile, per loro: i beni posseduti. Lo testimoniano i moltissimi libri pubblicati: "Criminalità e finanza" (Il Mulino); "Nuova guida agli adempimenti antiriciclaggio e antiusura" (Bancaria Editrice); "I soldi della Mafia" (Laterza). Ha pubblicato nel 2000, insieme con Donato Masciandaro, professore alla Bocconi di Milano, "La farina del diavolo" e nel 2010 ha contribuito con il saggio: "Napoli: criminalità e sviluppo economico" al testo "I costi dell'illegalità - Camorra ed estorsioni in Campania", (Il Mulino). Per "La farina del diavolo" ha ricevuto dall'università di Bologna il premio Falcone Borsellino: una testimonianza postuma del lavoro che ha fatto proprio con Giovanni Falcone, anche lui antesignano della necessità di colpire l'economia mafiosa per battere Cosa nostra.
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