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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2013 alle ore 08:29.

ROMA
I due partiti maggiori, Pd e Pdl, ci hanno provato ad ottenere più tempo dei tre anni previsti per l'entrata a regime della legge sullo stop al finanziamento pubblico. Così come a mantenere una forma di rimborso sia pure certificato delle spese sostenute. Ma niente. Da qualche giorno il tesoriere del Pd Antonio Misiani e quello del Pdl Rocco Crimi sono alle prese con la necessità di un'accelerazione sulla spending review già in corso per il dimezzamento del finanziamento introdotto dal governo Monti. Per il 2013 i partiti si spartiranno la torta prevista di 91 milioni di euro, ma già dal 2014 partirà il décalage: meno 40%. Dunque, ulteriore dimezzamento di strutture e personale. Il rischio licenziamento è stato già evocato da Misiani nell'incontro avuto giovedì sera con i 180 dipendenti del Pd rimasti dopo che alcuni di loro sono stati eletti parlamentari o sono stati assunti come collaboratori nei vari ministeri. Il tesoriere democratico ha anche parlato di cassa integrazione.
«L'amico Misiani non considera che la cassa integrazione per i partiti non è prevista, perché non sono aziende, quindi bisognerebbe fare una legge: ci vengono tolti i soldi da una parte e ci vengono ridati dall'altra – sottolinea il vice di Crimi, il pidiellino Maurizio Bianconi –. Noi in previsione abbiamo già disdettato tutte le sedi territoriali e regionali e non abbiamo rinnovato i contratti a termine o a progetto, in questo ci ha aiutati la legge Fornero».
In collo al Pdl ci sono 200 dipendenti sparsi in tutte le città: Milano, Roma, Bologna, Firenze, Palermo le sedi più importanti. «Qui si tratta di lavoratori e delle loro famiglie che rischiano di trovarsi in mezzo alla strada», dice Bianconi. I tagli cominceranno ad ogni modo dalle spese per affitti e servizi vari, sia per il Pdl che per il Pd (nessuno dei due partiti ha più edifici di proprietà da poter vendere: quelli rimasti del Pci-Pds-Ds sono gestiti dal vecchio tesoriere Ugo Sposetti a garanzia dei debiti). Gli eventuali licenziamenti ci saranno solo se si arriverà al 2017 con l'acqua alla gola. Bianconi ricorda che le spese del Pdl sono già state dimezzate, da 28 milioni di euro a 14, in seguito al dimezzamento del finanziamento dello scorso anno. «Ora il nostro obiettivo è arrivare a 6-7 milioni, non di più». Dunque ulteriore taglio alle sedi superflue con i relativi affitti e bollette, e stop alle spese per le manifestazioni, che saranno autogestite, con i relativi affitti di pullman. A Largo del Nazareno stesso film: «Vorrà dire che le manifestazioni le faremo senza scenografia, come si facevano negli anni Sessanta. E taglieremo pure tutte le mazzette dei giornali», sospira un dirigente.
Quanto alle piccole donazioni da parte dei privati, nel Pd c'è più ottimismo vista la lunga tradizione di autofinanziamento anche attraverso le feste di partito. Più preoccupati su questo punto nel Pdl, dove non a caso si annidano le maggiori resistenze nei confronti del provvedimento appena licenziato. È stata la pidiellina Nunzia De Girolamo a dire alla fine del Cdm che «c'è una riserva su tutto»: «C'è ancora una discussione in atto e soprattutto sarà il Parlamento che dovrà decidere». «La verità è che si tratta di un'operazione mediatica – sbotta Bianconi – e che con la scusa del finanziamento si vuole indebolire la politica».
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