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Questo articolo è stato pubblicato il 03 giugno 2013 alle ore 18:02.

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Vincenzo SpieziaVincenzo Spiezia

Più che alla staffetta generazionale, strumento interessante per la trasmissione dei saperi e delle esperienze lavorative che non per affrontare l'emergenza occupazionale, l'Italia dovrebbe puntare sugli incentivi alle assunzioni. Lo spiega Vincenzo Spiezia, senior economist dell'Ilo. Tra le diverse ricette per uscire dalla crisi presentate ieri in occasione del "World of work, report 2013", l'enfasi dell'analista con base a Ginevra è più sugli incentivi alle assunzioni e gli investimenti mirati senza trascurare, in questa fase di difficoltà prolungata per i ceti più deboli, forme di sostegno al reddito. «Bisogna fare attenzione alla staffetta generazionale di cui si sta molto parlando – spiega Spiezia – perché anche in Francia, dove è stata adottata come misura strutturale, sta mostrando tempi lunghi di avvio: le imprese devono recepire la novità e organizzarsi». I francesi sono partiti con una misura che, a regime, mette a disposizione un miliardo l'anno per attivare scambi tra contratti part time di anziani e nuove assunzioni, noi stiamo portando avanti una prima sperimentazione con 40 milioni, in attesa del "pacchetto occupazione" annunciato dal Governo. «Si tratta di una misura interessante all'interno di un mix di altri interventi - dice Spiezia - ma non basta, servono anche incentivi diretti per le nuove assunzioni. A patto però che siano mirati, dedicati a contratti di lunga durata e con contenuti formativi come per esempio l'apprendistato».

La garanzia per i giovani
L'altra misura su cui puntare con forza riguarda le politiche attive per l'occupazione previste dalla Youth Garantee programme europeo. «Innanzitutto l'Italia, con gli altri paesi dell'Unione, deve puntare a un rafforzamento della dote iniziale che è stata messa in campo - dice l'economista - perché 6 miliardi in sette anni sono pochi, una goccia nel mare. Poi l'Italia deve riorganizzare al meglio la rete del servizi per l'impiego, che sul territorio dovranno funzionare al meglio per l'attivazione delle misure previste nel piano». Oltre agli incentivi «di cui per il momento non possiamo immaginare la portata perché non sappiamo quante risorse l'Italia possa davvero impegnare», strategica è una politica di investimenti produttivi. «Per quel che riguarda gli investimenti pubblici bisogna puntare sui settori con il maggiore effetto leva, come il digitale o la manutenzione del territorio. Anche in questo caso, poi, serve un'azione concertata a livello europeo sull'utilizzo delle risorse del Fondo strutturale, serve il massimo di coordinamento in alcuni settori chiave».

Più sostegno al reddito e meno precariato
In un contesto come quello italiano, dove l'occupazione precaria è cresciuta anche nel pieno della crisi, aggiunge l'economista Ilo, non bisogna dare troppa enfasi a proposte di ulteriore deregolamentazione in entrata: «Potrebbero avere effetti negativi sulle aspettative e creare assunzioni solo di breve durata». In questa fase, sia pure nei limiti imposti dai vincoli di finanza pubblica, bisognerebbe invece, conclude Spiezia, trovare risorse per sostenere il reddito delle fasce più deboli e dei lavoratori cui sta scadendo l'ammortizzatore sociale: «Un sussidio di disoccupazione più forte ed esteso aiuterebbe a sostenere i consumi interni». Un'indicazione, quest'ultima rafforzata proprio dai dati Ilo diffusi oggi: con la stagnazione salariale degli ultimi 5 anni, le famiglie sono diventate più povere. Dal 2007 al 2012, il consumo finale è diminuito del 4,5%. Insieme alla diminuzione dell'investimento aggregato, ciò ha contribuito al deterioramento della domanda interna che è diminuita del 11,8% dal 2007. E le proiezioni di Eurostat suggeriscono che questa tendenza dovrebbe continuare nel 2014.

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