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Questo articolo è stato pubblicato il 04 giugno 2013 alle ore 17:18.

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YOKOHAMA - Una maratona di incontri bilaterali con una quarantina di capi di Stato e di governo africani, arrivati in Giappone per la Tokyo International Conference on African Development (Ticad): il premier Shinzo Abe si è speso in prima persona per lanciare la sua campagna d'Africa, con un doppio obiettivo economico e politico. Il focus del governo giapponese passa dagli aiuti pubblici alla promozione degli investimenti privati e delle partnership pubblico-private, al fine sia di agevolare l'espansione delle imprese giapponesi (anche al di là del settore delle materie prime) sia di rafforzare l'influenza nipponica in una regione dove la Cina e altri Paesi hanno sopravanzato il Sol Levante in investimenti, commerci e proiezione politica.

L'imperativo di Tokyo: rafforza la sicurezza in Africa
Più che pacchetti attraenti di aiuti pubblici, insomma, Tokyo pensa a creare "framework agevolati" per gli investimenti, che aiutino le sue aziende ad affermarsi nei mercati della regione seconda al mondo per tassi di crescita dopo l'Asia. Il vertice internazionale si è concluso ieri con una "Yokohama Declaration" e un "Yokohama Action Plan" quinquennale. «Rafforzeremo le basi economiche dello sviluppo attraverso l'espansione delle infrastrutture e delle risorse umane, la diversificazione economica e la promozione di una crescita allargata e guidata dal settore privato», recita la dichiarazione adottata dalla conferenza, in cui Tokyo ha spinto nelle direzioni alle quali è più interessata. Anzitutto, quella della sicurezza, la cui carenza è il primo motivo per cui le imprese giapponesi sono state recalcitranti a investire e operare nel continente (dove vivono solo 8mila giapponesi). «Ho un favore da chiedervi: rafforzate la sicurezza delle aziende che fanno business in Africa», ha detto ai delegati il premier di un paese rimasto sconvolto dalla recente uccisione in Algeria di alcuni concittadini durante il sequestro di un intero campo petrolifero.

La sfida di Abe al predominio cinese
A questo scopo (e anche per la prevenzione di disastri naturali), il governo nipponico ha annunciato l'erogazione di vasti fondi, nel quadro di un piano complessivo di aiuti in 5 anni per l'equivalente di 32 miliardi di dollari in finanziamenti e investimenti pubblici e privati: un numero che in astratto può sopravanzare l'ammontare degli aiuti cinesi, stimati da Tokyo in 20 miliardi di dollari in tre anni. Il secondo elemento caratterizzante - confluito nella Dichiarazione - è il focus su tre settori delle infrastrutture di base che sono anche punti di forza della Corporate Japan: generazione e distribuzione di energia, trasporti, gestione dell'acqua e dei problemi delle metropoli. In proposito, la Japan International Cooperation Agency elaborerà un "master plan" di progetti infrastrutturali per 10 Paesi africani (che se adottati dovrebbero dare alle imprese giapponesi un vantaggio competitivo nell'ottenere commesse).

Focus sulla modernizzazione dell'agricoltura
Il terzo elemento riguarda la promozione di tecnologie agricole, con un target (nell'Action Plan) di una crescita del 6% l'anno del settore e un raddoppio della produzione di riso entro il 2018. Se la Cina è stata non di rado accusata di creare pochi posti di lavoro locali e di fare poco per sviluppare le industrie in loco, Abe è stato attento a un urtare suscettibilità e ha sottolineato che intende creare una "win win situation": non ha esitato a battezzare come "Iniziativa Abe per la gioventù africana" un programma speciale per far studiare in Giappone mille giovani, mentre ha reso noto che Tokyo fornirà training per il lavoro a 30mila persone in 5 anni (2mila delle quali nella security) e incoraggerà le imprese nipponiche a raddoppiare la forza lavoro locale a 400mila unità.

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